venerdì 26 marzo 2010
Ieri "Riformista" (p. 5) leggo che Emma Bonino sarebbe «stufa» di essere chiamata «abortista». Allora scrivo di non aver mai letto che Romano Prodi, dopo essersi fatto fotografare in bici, abbia mai protestato se qualcuno, pur con intenzioni malevole, lo chiamava «ciclista». Certe diversità contano. Leggo anche " "Il Fatto quotidiano" (ieri, p. 14) " che mercoledì «dall'Italia c'era più Chiesa che politica sulla stampa internazionale», con nota maligna in proprio: qui «i vescovi" fanno comizi e i candidati fanno prediche». A parte il rammarico tutto «laico», al "Fatto", stesso pezzo, paiono persino preoccupati delle sorti del Papato, e ciò anche per sentirsi in linea con tanti colleghi planetari, dalla Bbc al Figaro, dal Monde al País, dal NYT a Libération" Allora qui scrivo che in tanti ringraziamo della preoccupazione gentile, ma che tutto sommato in 2000 anni c'è stato molto di peggio, e siccome sempre sul "Fatto" trovo " stesso articolo ", un richiamo alla Sindone, provo a ricordare che alla Chiesa, sorti del Papato comprese, Qualcuno ci pensa da due millenni. Quando Alarico arrivò a Roma nel 410 e la rase al suolo " a viste umane peggio di tanti scandali " Agostino scrisse che l'evento non era una fine, ma un nuovo inizio" Aprendo il Concilio, Papa Giovanni ricordò che in fondo questa Chiesa non la guida il Papa, ma sì, proprio" Quello della Sindone. Si sopravvive anche alla lettura dei giornali.
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