martedì 29 aprile 2008
"La Stampa" (26/4): posta dei lettori e tre lezioni di religione. La prima, di un "ex docente di religione" (presente lo stesso giorno anche sul "Riformista"), brilla per sicumera: «Tra qualche secolo la storia di migliaia di persone che si affollano per vedere un cadavere farà sorridere tutti gli uomini indistintamente». Ironia evidente sulla vicenda di Padre Pio: habitué di lettere ai giornali dalla sua «ex cattedra di religione», sempre e comunque contro tutto ciò che è dottrina della Chiesa cattolica, lui sorride già sulla credulità dei fedeli. In realtà i secoli, già 20, sono pieni delle fosse di gente che profetizzava la fine della Chiesa e della fede. Chi vivrà vedrà" La seconda «lezione» invece spicca per modestia e buon senso. La prima, firmata da Bologna, ricorda che se è vero che «la santità di una persona» " con riferimento a San Pio, ma anche ad altri Santi " «non è fatta dalla lotta contro il demonio e dalle visioni» o dalle stigmate, nessuno può pretendere di dare lezioni a Dio sul modo con cui si manifesta nella vita degli uomini, e quindi escludere a priori quelle realtà pur sorprendenti e magari «scandalose"» agli occhi del mondo. La terza lettera commenta invece in negativo, citando un pezzo di Gramellini, quella che chiama «l'idolatria del corpo» evidenziata nell'evento" Qui basterà ricordare che la fede cristiana ha al suo centro «l'incarnazione», quindi l'umanità in ogni dimensione: dal corpo di Cristo che si fa toccare dai suoi, ai corpi dei martiri e dei santi. È la concretezza su cui si fonda la fede, non una «favola» pagana o un'«idea» filosofica astratta. Senza offesa: così è, se vi pare" E anche se non vi pare.
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