sabato 16 febbraio 2019
Leggere è come navigare, e talora anche naufragare. Però non sempre “dolce” come quello de “L'Infinito” del grande Giacomo. Bene e male, dunque. Capita nel rileggere tra i ritagli “L'Espresso” (18/11, p.110): «Dove nasce il pensiero». Eugenio Scalfari nota che il «Penso, dunque sono» di Cartesio, padre della filosofia moderna, dovrebbe essere corretto in «Sono, dunque penso», che sarebbe recupero della «filosofia prima», detta anche «metafisica», sguardo pensoso classico e cristiano con la conoscenza della realtà cui proprio da Cartesio in poi si è opposto il «fenomeno», cioè l'apparire, ove la sostanza sfugge. Naufragio? Sì, ma nel caso dolce, e a chi scrive pare un bene.
Talora invece il naufragio è brutto, e così ancora sull'“Espresso” (p.88) leggo «Esorcismi in forma di scrittura» con questo incipit in un solo fiato: «Una cospirazione contro la realtà: è la distopia o la letteratura in genere? C'è una affettazione pelosa nel raro lettore che è soddisfatto d'immergersi in una distopia». Sic! A te pare ovvia da subito la resa del lettore: naufragio! Per qualche altro genere basta un attimo in più, se in un ritaglio di quegli stessi giorni (“Libero”, 11/11, p.15) leggi che sul tema immigrazione «i Cristiani stanno con la Lega»! Perentorio, con semplice motivazione già nel titolo, «Credenti sì, fessi no»!
Il giorno dopo, sempre “Libero” (12/11, p,15), stesso autore, annuncia che «il Vino è il simbolo della civiltà italiana», e tu allora tra scherzo e realtà ipotizzi che magari il giorno prima si era fatto molto uso del «simbolo». Sono vere sciagure letterarie. Che fare? Non leggere più niente? No! Imparare a valutare ciò che leggi: no all'enfasi, allo strillo, all'insulto, all'eccitazione innaturale, alla volgarità che umilia chi la esibisce e chi la registra in pagina o sui media... Così il “naufragar” ritorna “dolce”, come quello del grande Giacomo.
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