sabato 24 aprile 2021
Il giorno dopo l'«Autogolpe» (titolo del “caffè” di Massimo Gramellini, “Corriere”, 22/4) tra le poche certezze del calcio una svetta sulle altre, racchiusa nel titolo della “Gazzetta” (22/4): «Nulla sarà come prima»: «La vicenda – scrive Stefano Barigelli – è destinata a cambiare il calcio più in profondità di quanto non avrebbe fatto la Superlega», che il “Manifesto” (22/4) liquida come «il grande bluff dei potenti» e il “Fatto” (22/4) come «una farsa»; o ancora Gabriele Romagnoli (“Repubblica, 22/4) come «il più veloce dei tornei a eliminazione, con dieci piccoli indiani al via. E alla fine non rimase nessuno. Perché erano traditori di tutti».
Nulla davvero sarà come prima? Uno dei primi passi, suggerito da più firme sul ”Corriere”, è il tetto salariale. Mario Sconcerti (22/4) denuncia: «Lo sproposito è negli stipendi dei calciatori» e Mario De Carolis (23/4) raccoglie l'assist: «Stipendi così alti ai calciatori hanno portato a un mostruoso indebitamento dei club: vanno calmierati, serve un tetto salariale. La guerra non è terminata. Il rinnovamento porterà altri scontri». Intanto Andrea Agnelli rimane solo, confermando che in Italia a essere soccorsi sono solo i vincitori, e guai ai vinti. Tra i pochissimi in controtendenza è un comprensivo Tony Damascelli (“Giornale”, 23/4): «Il presidente della Juventus è un bersaglio facile». E il giorno prima (22/4): «Andrea Agnelli è una statua di cera, battuto e umiliato da quella sporca dozzina che lo ha mandato avanti (...) per poi svignarsela all'arrivo della polizia».
Bersaglio meno facile, per l'indiscutibile popolarità tra i tifosi, sono i calciatori, che in Inghilterra (con qualche allenatore) si sono esposti, ma in Italia... «Nel coro greco che da giorni accompagna la mancata nascita della SuperLeague – osserva Maurizio Crosetti sulla “Repubblica” (23/4) – non si è sentita neppure per sbaglio la voce dei calciatori di serie A: eppure sono loro i protagonisti, gli attori, il motore che chiede sempre più benzina».
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