sabato 10 agosto 2002
Non c'è vera libertà senza religione, e la civiltà moderna, emanazione del cristianesimo, perirà se non si ristora alle sorgenti da cui è nata.Nel 1997 Giovanni Paolo II proclamava beato Antonio Federico Ozanam che è indirettamente noto a molti per avere creato nell'Ottocento le Conferenze di S. Vincenzo, a tutt'oggi attive col loro impegno efficace nei confronti degli ultimi e degli emarginati. Un lettore mi ha inviato tempo fa questa frase di Ozanam, nato a Milano nel 1813 ma vissuto in Francia, ove morirà nel 1853. Egli, con questa sua considerazione, ci conduce nel cuore di un dibattito abbastanza vivo ai nostri giorni, quello riguardante il riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa, della sua identità e della sua civiltà.Stando anche solo a livello storico, è difficile negare quali siano le nostre sorgenti ultime, segnate dall'acqua viva evangelica, anche se altri affluenti s'innestarono nel fiume dei secoli promanato da quelle fonti (pensiamo solo al mondo greco e romano). Ma la frase di Ozanam ha un valore più generale: la cultura e la società hanno bisogno di un'anima, devono essere protese verso la trascendenza, non possono ridursi a puro e semplice fenomeno socio-economico, devono respirare l'aria dello spirito. E' in questa luce che la religione ha un compito insostituibile, quello di accendere la fiamma dei valori, di esaltare la moralità, di indicare una meta che è oltre la stessa storia e la realtà contingente. Dev'essere una spina nel fianco che risvegli l'umanità dal suo sonno e dall'ottusità delle cose.
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