mercoledì 3 marzo 2021
Nelle giornate terse, sferzate dal primo vento di marzo, all'orizzonte di Milano si svelano le montagne. Normalmente nascoste nella foschia, si mostrano d'improvviso vicine. Dal fondo di via Farini, a Porta Garibaldi, ti compaiono davanti, bianche ancora di neve, e ti meravigliano, perché ti pare che potresti arrivarci a piedi, in qualche ora a buon passo. È strana, l'apparizione delle Grigne all'orizzonte della città, nei giorni di cielo limpido: come di amiche che ti siano sempre accanto, ma che abitualmente non vedi. Belle, pensi, guidando verso piazza Maciachini, e bello sarebbe andarci, adesso, stamattina. Chissà il candore della neve, e che luce e che aria, su quelle cime.
Ci si potrebbe sfilare questa mascherina coatta, e respirare: tanto, a fondo, aria generosa e buona. Chissà lassù, pensi, che silenzio, e soltanto i fruscii di lepri e marmotte guardinghe che sbucano dalle tane, e lasciano nella neve fresca fila di delicate impronte. Chissà da lassù com'è, la città degli uomini, mole grigia da cui spuntano le guglie del Duomo, e più alti, prepotenti, i nuovi grattacieli. Ci sono sempre, le Grigne, e non si vedono quasi mai. Sentinelle di roccia, immobili, vegliano sulla grande pianura: su di noi che nasciamo, viviamo e ce ne andiamo. E di quelle silenziose scolte, nemmeno ci accorgiamo.
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