Le scarpette di Gyan. Ode a Mané, cuore del Senegal
sabato 27 novembre 2021
Per una volta siamo d'accordo con il caustico Don Fabio Capello quando dice che «Roberto Mancini ha fatto un miracolo a vincere l'Europeo. Abbiamo solo un attaccante italiano che segna con continuità, Ciro Immobile». Ciro il grande, principe dei bomber laziali e della Serie A, è mancato proprio nei due match decisivi della Nazionale – contro la Svizzera e il Nord Irlanda – per staccare il pass mondiale per Qatar 2022. La sua assenza l'ha avvertita forte anche lo scrivano aretino Sarri, mister della Lazio finita ko (di rigore) nell'ultimo match contro la Juve. I bianconeri sbancando l'Olimpico pensavano di essere sulla via della rinascita, ma è stata una grande illusione. Dallo scontro diretto con il Chelsea per il 1° posto nel girone di Champions, ne è uscita una Juve seconda, ma piccola piccola, con un McKennie che ha dato un saggio dello sciocco in Blues: eurociccata per il 4-0 degli inglesi. E gli svizzeri, dopo l'Italia beffano anche l'Atalanta. La squadra di “Gasperson” aveva la qualificazione agli ottavi in tasca, ma si è fatta risucchiare dallo Young Boys. Finisce 3-3 a Berna, e le tre reti orobiche, tanto per tornare al Capello pensiero, le hanno siglate tre stranieri: Zapata, Palomino e Muriel. Va detto che l'Atalanta negli ultimi vent'anni è l'unico club che ha lanciato talenti italiani nati e cresciuti nel “laboratorio” di Zingonia. Ma come il Barcellona nessuno mai. Nell'era dell'I d.M (dopo Messi) il Barça vince meno ma in campo schiera i magnifici 7 – dal vecchio Piquè al millennial Gavi – tutti nati e cresciuti nella prestigiosa cantera catalana. Da noi, dobbiamo accontentarci di veder sbocciare millennials stranieri. L'ultimo, è il ghanese della Roma Gyan, classe 2003. Felix di nome e di fatto Gyan, specie ora che ha le scarpette (da 800 euro) nuove donate da babbo Mourinho, dopo la doppietta che ha rifilato al Verona. La felicità, si sa, è la salute e un paio di scarpe nuove, ma anche poter essere utili al prossimo. Lo sa bene l'attaccante senegalese del Liverpool Sadio Mané, fuoriclasse a tutto campo. I compagni di squadra e tifosi l'hanno sbertucciato sui social perché viaggia con un telefonino rotto, implorandolo ironicamente di comprarsene un altro. La sua risposta? Da Pallone d'Oro: «Non è necessario sfoggiare un bel cellulare di nuova generazione, un rolex d'oro, un auto o ville di lusso, viaggi in jet privati, preferisco la classe economica. Preferisco che la mia gente riceva un po' di ciò che la vita mi ha dato. Sono sopravvissuto alle guerre, alle carestie, alla fame nera, ho giocato a calcio a piedi nudi, non ho studiato e molte altre cose, ma oggi grazie a quello che guadagno dal calcio posso aiutare la mia gente». Parte del suo ingaggio, Mané lo ha investito per costruire scuole, ospedali e spedire alla regione più povera del Senegal 70 euro al mese per ogni famiglia. Mané sembra il “comunista” di Giorgio Gaber, lo fa «perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri».
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