sabato 25 maggio 2019
Che bello è l'oro quando lo vediamo lavorato in mille oggetti nelle vetrine del nostro paese o in quelle più eleganti delle città. Quando abbiamo la fortuna di poterlo indossare sotto qualche forma, ci regala piacere, gioia, vanità come nessun altro oggetto formato da metallo ci potrebbe dare. È forse quella lucentezza che ci conduce a desiderarlo, a commettere delitti per averlo? E il suo valore è tale da spingere la vanità umana a commettere violenze e morte pur di venirne in possesso? Ricordo uno dei musei del Cairo in Egitto dove le stanze esponevano migliaia di oggetti d'oro quasi senza pudore, tanto infinito era il numero di coppe, bracciali, vasi, piatti e maschere messi l'una accanto all'altro come oggetti senza valore. Li vidi molti anni fa quando andare in vacanza in quel paese non era pericoloso, ma solo piacevole e interessante. Ricordo una sala del museo dove era esposto un trono ricoperto di smeraldi e un secondo di perle. Quasi difficile oggi farsi credere se non se ne hanno le foto. Stavo un giorno piegata su un lungo tavolo dove racchiusa sotto il vetro brillava in tutta la sua bellezza incredibile, una antichissima spada ricoperta di pietre preziose. Non mi ero accorta che davanti a me dall'altra parte del tavolo un signore anche lui affascinato dall'oggetto, ripeteva piano: oddio oddio. Pensai allora che gli schiavi erano stati la parte più numerosa dei popoli di un tempo passato e che di loro non era rimasto niente mentre le ricchezze quasi sfacciate, anche a confronto con i ricchi di oggi, sono nascoste sotto vetro e le popolazioni che le conservano hanno una vita difficile e povera. Il Nilo mantiene ancora la regalità, ma nasconde dietro le sue verdi sponde un grande paese fatto di sabbia e bruciato dal sole. Passando con piccole imbarcazioni sulle sue acque non ci si accorge che dietro una breve linea di alberi c'è subito il deserto e quello è l'Egitto che ha conservato le sue antiche ricchezze in quelle tombe dove ha sepolto i suoi faraoni per l'eternità. Una popolazione povera e un esercito silenzioso passa nelle sue vie e dà poche notizie di sé per non perdere anche gli ultimi turisti che un tempo non lontano portavano ricchezza al paese. È questo il giro dell'ora che dà ricchezza e gloria a paesi diversi tra loro, finché a un certo punto tutto viene come riassorbito dal vento. Così in certi giochi dei bambini quando decidono che tutto è finito e viene distrutta in un attimo ogni cosa. Anche noi giochiamo con gli uomini, con le ricchezze, con il lavoro, con lo studio, quasi fosse giusto o inevitabile distruggere, ogni tanto, quello che abbiamo costruito negli anni di pace. E viene in mente quanto durerà ancora la nostra pace europea o se stiamo già mettendo le radici di un dissenso che potrebbe portare nel tempo, a un nuovo conflitto. Oggi ancora insegniamo ai nostri figli che l'unica “arma” cui dovranno ricorrere sarà sempre il voto e il trattare con pazienza e costanza per la pace del mondo.
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