mercoledì 6 gennaio 2021
Apro per caso una pagina di Tripadvisor sui ristoranti della mia città e scopro che di diversi locali è annunciata l'apertura alle 20. Che non ci sarà, evidentemente, perché in questo caso la tecnologia digitale non è riuscita a star dietro agli slalom colorati dei Dpcm. E i numeri si rincorrono, con quasi 100mila locali che avrebbero chiuso e altri che attendono di sapere come sarà questo primo mese dell'anno, dove fa storcere il naso la chiusura nei fine settimana. In tanti, hanno poi annunciato per oggi lo stop al Delivery a causa delle compagnie che offrono questo servizio, i cui costi, alla fine, sarebbero insostenibili. Vorremmo svegliarci pensando che è vero che i ristoranti aprono questa sera, oppure che tutte le difficoltà vanno verso una risoluzione più rapida, ma la realtà è un'altra e con questa bisogna fare i conti, senza rinunciare a mettersi in gioco.
Anch'io avrei voluto svegliarmi per sapere che Agitu, la pastora etiope-trentina è ancora là con le sue capre, nella Valle dei Mocheni, dopo che il 1° gennaio avrebbe festeggiato il compleanno. Ma la violenza l'ha fermata nel pieno dei suoi 42 anni, il 29 dicembre, lasciando tutti sgomenti e con una domanda: l'altro è una risorsa per me? Agitu lo è stata, e la sua è una storia di integrazione riuscita se è vero che in pochi giorni dopo la sua tragica fine, una raccolta fondi è arrivata alle soglie dei 100mila euro. Che serviranno per portare la salma nel suo paese e per dare continuità al suo progetto, magari attraverso una fondazione. Desiderava anche ristrutturare un vecchio asilo per realizzare un polo culturale-gastronomico nella valle dei Mocheni. È incredibile questa capacità di realizzare ciò che magari nessuno aveva pensato prima. Ed è la forza della persona questa, che diventa risorsa per la comunità, che oggi si interroga, coi fratelli giunti a Frassilongo, su come dar seguito a una presenza che prima non c'era. Non è il solo caso che conosca: anche in Valtellina ho un'amica, Fides Marzi, figlia delle guerre in Burundi da cui fuggì. E dopo aver appreso le tecniche della caseificazione in Valtellina, ha deciso di tornarvi, ogni tanto, per trasmettere i suoi saperi e combattere la malnutrizione endemica.
Fides e Agitu: due storie di rinascita e di una montagna generosa che le ha accolte, con il male sempre in agguato, che tuttavia non può cancellare i sogni e neppure prestare il fianco agli stop verso il prossimo, come se il carnefice avesse vinto col suo impeto distruttivo. Agitu e Fides fanno parte di un altro racconto: quello della stima umana e dell'amore che fanno fiorire anche luoghi di casa nostra.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI