martedì 10 settembre 2002
L'imam se ne stava seduto presso il trono del sultano. Quando questi s'assopiva, una mosca gli si posava sul viso ed egli si svegliava e si colpiva energicamente la faccia con uno scacciamosche. Esasperato, il sultano domandò all'imam: «Perché Dio ha creato le mosche?». Quegli rispose: «Dio ha creato le mosche affinché coloro che agiscono da despoti si sentano impotenti di fronte a un nonnulla e si castighino con le loro stesse mani».Dalla raccolta Il vento del deserto racconta", curata da Franco Ometto (Paoline) estraggo questo breve apologo dalla morale facile e adatta non solo ai sultani e ai potenti della terra. Viene, infatti, per tutti il momento in cui l'orgoglio sale e ci si illude di essere imbattibili. La ruota del pavone si allarga e ci fa procedere con la certezza di essere formidabili, poderosi, gagliardi, da tutti ammirati. La stessa salute ci convince che abbiamo di fronte anni e traguardi; il denaro ci assicura benessere e prosperità.Ma ecco, all'improvviso, una mosca, cioè, fuor di metafora, quel piccolo intoppo che blocca l'ingranaggio: è una delusione in amore, una malattia seria, un tracollo finanziario. Inutile è reagire o agitarsi, anzi, può essere pericoloso smaniare per venirne fuori perché ti senti come sulle sabbie mobili e, più ti muovi, più affondi. Con molta semplicità e umiltà bisogna riconoscere di essere limitati, deboli, fragili, di essere insomma creature e non il Creatore. C'è, quindi, un insegnamento di sapienza anche nel dolore o nell'insuccesso. E nel giorno del successo dobbiamo augurarci sempre una mosca che ci riporti alla nostra vera realtà.
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