giovedì 26 marzo 2015
Ieri "Libero" (p. 1): «Allusione boomerang. La Littizzetto sfotte le suore, ma ne esce con le ossa rotte». Lei, sul davanzale del suo teatrino festivo, ha ironizzato come Pulcinella sulla vivacità dell'incontro di Francesco con le claustrali: «Non si capisce perché erano tutte intorno al pontefice, se perché non hanno mai visto un Papa o perché non hanno mai visto un uomo»! Leggi però che stavolta Pulcinella si becca la soave "bacchettata" delle monache: «La signora Littizzetto dovrebbe aggiornare il suo manzoniano immaginario delle monache di clausura». Ko! Ma non è solo "aggiornamento": bastava un po' di conoscenza. Per esempio, per restare in Rai, a partire da una memorabile intervista di Sergio Zavoli. Forse "Lucianina" non era ancora nata, ma chi non si fa condizionare da pregiudizi vecchiotti sa che nei conventi di clausura ci sono tante donne meravigliose, sia come donne sia come suore. Una donna e monaca che di femminismo e di suore se ne intende da una vita, Cristiana Dobner, ha scritto (cfr. qui 1/3/ 2008, p. 25) che «il femminismo nasce a Lisieux»! Parlava del 1887 (!) e di Teresa di Lisieux, donna, santa e dottora della Chiesa. Di più: penso a quella "gambetta" della Luciana sempre in primo piano e ricordo che nella vita di Teresa d'Avila – grande rifondatrice del Carmelo, donna, monaca, santa e anch'essa dottora della Chiesa, definita da un illustre testimone del tempo «Femmina inquieta e vagabonda che va seminando la rivoluzione in tutti i conventi di Spagna» – leggi che il giorno della sua partenza in carrozza per entrare in clausura le si scoprì una caviglia, e poiché il vetturino emise un fischio di apprezzamento lei gli rispose secca: «Giovanotto, la guardi bene, perché d'ora in poi nessuno potrà vederla così!». Donna, suora e monaca di clausura: per amore, solo per amore. Di chi? Dovrebbe essere noto.
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