domenica 19 aprile 2009
In tempi di pluralismo etico tutte le etiche sono buone. Fuorché, ovviamente, quella cattolica. Tutte esaltano la libertà dell'uomo (magari si tratta di autodeterminazione, ossia licenza), meno quella cattolica, che dell'uomo fa un «eterodiretto» (Daniele Garrone, teologo valdese, su MicroMega, n. 2, aprile) e lo imprigiona nell'assolutismo morale. Purché sia diversa dalla cattolica, va bene anche l'etica protestante, perché la si può polemicamente chiamare cristiana e, per questo, è «preziosa e necessaria» (Filippo Gentiloni, il Manifesto, domenica 12) e poi perché propone «un percorso, non un elenco di obblighi e di proibizioni». Scrive Garrone: «Da Lutero abbiamo imparato che Dio fa di ogni cristiano un libero signore sopra ogni cosa e responsabile davanti a lui senza mediazioni». E da Kant, invece, «col suo sapere aude» (osa sapere), che bisogna «uscire dalla colpevole minorità». A Lutero e a Kant preferisco Gesù, il quale, andando perfino oltre il Decalogo, ha detto che la legge è "ama", che Agostino ha chiosato: "E fa' ciò che vuoi", perché l'amore è tutto positivo e non ha bisogno di «un elenco di obblighi, proibizioni e facili certezze» come chi è scarso in amore o nel «sapere» kantiano. L'etica protestante piace a Gentiloni soprattutto perché è soltanto «un percorso», che «permette soluzioni provvisorie, non colpevolizza nessuno» e prevede «i naturali errori». Che importa se poi questi costano la vita a sé e agli altri? Nel numero precedente di MicroMega (gennaio) la professoressa Maria Mantello scriveva che «etica laica significa entrare nel disincanto in cui non ci sono valori e leggi eterne, ma neppure stereotipie di ruoli». Insomma ognuno e in ogni tempo a modo proprio. E pensare che da milioni di millenni viviamo in un universo fisico che esiste solo perché, a partire da quella dell'esistenza, è un insieme di norme e di leggi. Delle quali, però, la Mantello mostra il bisogno, perché, per avere «migliori possibilità di vivere serenamente », auspica, in ogni caso, la «creazione di norme» di garanzia. Ovviamente laiche.


IL CROCIFISSO SPEZZATO
Ancora i perché del terremoto. Anche l'Unità (mercoledì 15) si chiede: «Perché Dio lo ha fatto accadere?». E si risponde: «Una domanda che può suonare come una bestemmia, ma che, invece, è una preghiera che esprime il desiderio di un Dio vicino ai drammi dell'uomo». Peccato che non si sia andata oltre. Eppure nei giorni scorsi molti quotidiani hanno pubblicato la fotografia di un Crocifisso al quale il terremoto aveva spezzato una gamba, cosa che neppure i suoi aguzzini avevano fatto. Peccato che l'Unità non abbia saputo leggere in quella foto l'immagine del Figlio di Dio, che non solo si lascia crocifiggere ogni giorno, ma si lascerebbe persino spezzare le gambe, se fosse necessario, pur di essere vicino agli uomini. L'Emanuele, il Dio con noi...


NON POSSUMUS
Valerio Magrelli, «poeta e docente universitario» (l'Unità, mercoledì 15) accusa: «I cattolici integralisti vogliono imporci le loro leggi» anche se sono fuori del «loro pianeta». E poi: «Sulla laicità non sono disposto a cedere di un millimetro». In realtà nessuno glielo chiede, ma prendiamo atto: anche lui, da bravo integralista laico, ha il suo «non possumus».
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