mercoledì 20 aprile 2022
Ancora nella luce della Pasqua, è un piacere segnalare l'auto-antologia E di nuovo lo glorificherò in cui Marco Beck ha collazionato testi di ispirazione pasquale finora dispersi in precedenti raccolte (Puntoacapo, pagine 274, euro 18). Si parte da una giovanile Via Crucis, composta tra il 1979 e il 1972, che diventerà libro nel 1989, col titolo Una via della croce, per giungere a Gloria di una sconfitta vittoriosa, sei poemetti apparsi tra il 2016 e il 2021 su "L'Osservatore romano". In mezzo, cinque tappe estratte dalle sillogi Sulla bocca e nel cuore (1996), Il pane sulle acque (2000), Un'eternità di passaggio (2004), Fendenti di luce (2010), Grideranno le pietre (2016). Beck si era affacciato alla ribalta letteraria nel 1980 con un mannello di liriche avallate da Carlo Bo sull'Almanacco dello specchio; latinista, da tempo lavorava nell'editoria curando collane di classici antichi e moderni. Fu Italo Alighiero Chiusano, nell'introduzione alla Via della croce, a valorizzare criticamente Marco Beck: «Il flusso poetico di Beck ha uno slancio sereno e disinvolto non immemore della letteratura classica, a cominciare dai latini, ma di una narratività molto "nostra", ove la cronaca si illumina di un pulito e mai cantante lirismo. Con la naturalezza di un antico favolista, l'autore dà voce ai chiodi, al martello, al legno in cui si concretò materialmente il supplizio della croce». Chiusano ha colto perfettamente la naturalezza con cui Beck passa dalla poesia alla prosa per ritornare alla poesia. La continuità è data dal tono, dalla pronuncia che mantiene viva la parola senza numerazione delle sillabe. Ed è il tono congruo a quello che Beck chiama «il mio "apocrifismo" para-evangelico» che si nutre della «giovanile lectio-meditatio-contemplatio secondo la tripartizione della lectio divina insegnata al popolo ambrosiano dal nostro indimenticabile Arcivescovo Martini». È un metodo che non intacca la lettera del testo scritturistico e consente nei particolari l'espansione di intuizioni poetiche come, nell'ottava Stazione di Una via della croce, l'incontro dello sguardo di Cristo con lo sguardo della figlia di Giairo, «la fanciulla da Lui richiamata in vita, che misteriosamente presagisce la risurrezione del suo Risuscitatore». Nella prefazione, l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dà questo importante riconoscimento: «Ci sono artigiani della parola, maestri del pensiero, artisti di ogni arte che scrivono perché si sono avventurati nel mistero, nel silenzio che custodisce le radici dell'essere. Esprimo la mia gratitudine a questi fratelli e sorelle che offrono parole amiche, parole e sorrisi, parole e lacrime, parole e ferite, confidenze sussurrate e grida strazianti. Sono convinto che rendano un servizio alla speranza perché sono testimoni che la parola, privilegio sublime del genere umano, può essere salvata, custodita, offerta per invitare ad avventurarsi nel mistero. Per questo sono grato a Marco Beck».
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