venerdì 15 novembre 2013
Il vecchio ora pensa che Dio non gli risponde perché lui non Gli si rivolge nel modo dovuto. Perché a Dio lui non dà nulla di sua iniziativa; o ben poco. E comunque, ciò che Gli dà Glielo dà male; con una specie di riserva (involontaria, magari); come da una seconda vita. Sì, adesso questo sdoppiamento è uno dei più gravi problemi dell'anziano personaggio. Gli sembra di vivere due vite: una che s'arrabatta dietro ai suoi pasticci, grandi piccoli e infimi: cieca e sorda ad altro; e un'altra, fatta di brevi momenti, velleitaria, che annaspa cercando di farsi ascoltare da Dio. Ma in sostanza lui sente di tenere sempre la testa dentro un piccolo stagno d'angoscia. E il peggio è che così gli viene da ritenersi in credito verso gli altri (e non in debito, come sarebbe giusto). Capisce di poter raggiungere la pace dell'anima solo con una rifondazione profonda, radicale: tale da impegnare l'intero suo presente e lo scarso suo futuro. Già, ma si può rinascere a ottant'anni (abbondanti)? Aiutami! Dice a Dio: voglio fare il Tuo gioco. Sì, mi metto nelle Tue mani. La realtà è che il vecchio ha un disperato bisogno del Padre: non soltanto per sé, per il mondo intero. Del Padre che, come credono i bambini piccoli, può tutto e aggiusta tutto. Del Padre a cui è bello abbandonarsi: veda un po' Lui.
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