martedì 10 febbraio 2015
Ill “geostar” Adriano Galliani ha involontariamente reso un grande servizio al calcio italiano: forte della sua ventennale esperienza nel ramo televisivo, ha ingaggiato una personale battaglia contro la tecnologia studio/stadio nonostante fino a pochi giorni fa invocasse la moviola in campo definendola necessario strumento di giustizia e inevitabile supporto all'attività dell'arbitro. La sua pesante polemica contro la Juventus per la presunta irregolarità del gol di Tevez che la subdola (a suo dire) regia televisiva gestita dalla stessa società bianconera avrebbe oscurato, ha scoperto gli altarini. Precisando quel che da decenni vado dicendo: anche la più alta tecnologia può essere manipolata, magari anche in modo puramente virtuale, semplicemente rifiutandone i verdetti e aprendo speciose ed eterne querelle. Nello specifico, il geostar Galliani ha rilanciato le “convergenze parallele” di morotea memoria rilevando che il grafico prodotto da Sky subito dopo il gol dell'argentino proponeva due linee che, se tirate all'infinito, si sarebbero incontrate. Gol in fuorigioco, dunque, e l'intera casistica da aggiornare. Peccato che Sky, l'occhio nudo, il buonsenso, il moviolista di casa (Cesari) e il giornale di famiglia (in prima pagina) abbiano rapidamente dimostrato e asserito che quel gol era regolare. E che solo il Milan, per l'occasione, non lo era, visto che a fine partita Inzaghi è apparso in tv per annunciare, nonostante la severa punizione subìta, «sono contento di come abbiamo giocato», cancellando all'istante dagli albi d'oro la memoria gloriosa del club che fu. Purtroppo si parlava di calcio, spostando l'attenzione dai reali problemi non solo di un club dissestato ma dell'intero movimento che, quando il morbo infuria e il pan gli manca, non leva bandiera bianca chiedendo requie ma distrae pubblico e addetti ai lavori con quisquilie e pinzillacchere. A tal proposito, ho già citato l'anteprima di Calciopoli, quando l'intero movimento sportivo, e la Lega del potentissimo (allora) Galliani, produssero un Libro Bianco che illustrava il benessere del settore di lì a poco destinato ad essere travolto da uno scandalo senza precedenti. Così si fa oggi, mentre vicende come quella del Parma dovrebbero far tornare alla mente le parole del giudice Marini che - come ha rilevato Avvenire pochi giorni fa - nell'inaugurazione dell'anno giudiziario ha parlato di rischi di infiltrazioni malavitose nel Business-World pallonaro.Come se non bastasse, è preoccupante anche la denuncia del presidente del sindacato calciatori Tommasi a proposito di scommesse illecite che potrebbero collegarsi al dissesto finanziario di un club ridotto a fornire d'ora in avanti tre punti ad ogni avversario, avendo in passato vinto solo tre partite con Chievo, Inter e Fiorentina evidentemente colte da insolito malessere. E mentre ciò succede, con una ardita cordata chiamata a pagare 15 milioni per stipendi arretrati e a salvare - secondo definizione del possibile presidente Manenti - una delle «sette chiese» del calcio italiano (che tuttavia ha in cassa solo 2.449 euro), l'attenzione viene richiamata dalla pretesa di Antonio Conte di discutere gli stage per la Nazionale. Sono antico sodale del ct azzurro ma temo che Figc e Lega abbiano in questo momento ben altri e più gravi problemi da risolvere: in fondo, Conte dovrebbe riconsiderare lo status quo ante - come direbbe Lotito - ovvero il tempo non lontano in cui, allenatore di club, negava alla Nazionale quel che oggi pretende. Ha ragione Conte - che la Procura di Cremona ieri ha rinviato a giudizio per il Calcioscommesse targato 2011 - a preoccuparsi della qualificazione europea, ma abbia pazienza. E soprattutto si rallegri per la scoperta di giovani talenti italiani che, come il diciottenne Daniele Verde dai piedi buoni e la grinta caravaggesca, vengono sdoganati per necessità. Per fortuna il campionato ha in prima linea non solo la Juve e la Roma ma anche il Napoli di Gabbiadini (due volte azzurro), la Fiorentina del figliol prodigo Diamanti e almeno sette squadre che sognano l'Europa.Per finire con un sorriso - e consolare il geostar Galliani - ricordo che fu Ivanhoe Fraizzoli, presidente dell'Inter, il primo a usare polemicamente il termine “geometra”, rivolgendosi al grande Boniperti presidente juventino e pretendendo invece di parlare con l'Avvocato. Il quale anni dopo si vendicò del (presunto) affronto interista definendo il nuovo presidente nerazzurro Pellegrini «il nostro cuoco». Il buon Ernesto gestiva, infatti, il catering del ritiro bianconero a Villar Perosa.
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