lunedì 17 maggio 2004
Un fondo di Piero Ostellino sul «turismo procreativo» (ma che, in realtà, parla di tutt"altro) schiera il Corriere della sera (mercoledì 12) alla testa di coloro che vogliono l"abrogazione della legge sulla fecondazione artificiale umana, criticabilissima, ma per ragioni opposte a quelle degli abrogazioonisti. I motivi elencati dall"Autore sono i soliti, mille volte ripetuti. Ostellino li mette insieme sotto due argomenti principali. Il primo: «Il figlio non è un consumo», ma «una conquista», definizione la seconda, che contraddice la prima. Se il figlio è qualcosa di "disponibile" tanto nel rifiuto (la contraccezione, l"aborto) quanto nella sua conquista, l"idea di consumo è perlomeno la più adeguata. Il secondo: la differenza tra «una definizione meta-scientifica dell"embrione» e «gli uomini in carne e ossa». Capisco l"immagine («carne e ossa»), ma ciò non toglie che l"argomento sia di un materialismo assai riduttivo. Che cos"era (scrivo deliberatamente "che cosa", non "chi") Ostellino, da piccolo, prima di farsi le ossa da grande giornalista? Questa concezione consumistica e materialistica (conta solo ciò che si vede e che ha voce, dunque poteri) è confermata dall"ultimo argomento, cui il fondo fa ricorso: il solito «sano pragmatismo», che è la forza (apparente) di tutti coloro che non hanno ideali (o almeno che così sembra) e che non sanno guardare appena un po" più in là della prassi, vale a dire di una concezione dell"uomo basata sull"economia e sull""etica della beneficialità", essendo questa il risultato di una somma algebrica di costi e benefici, che «prescinde dai valori più importanti». Come dicono senza pudori Renato Dulbecco e il bioeticista australiano Hugo T. Engelhardt (Repubblica e Corriere della sera, 16 giugno 1998).
SOCIETÀ DEI FALLIMENTI«Quando il divorzio svegliò l"Italia»: è stata La Repubblica (sabato 8) ad aprire, in prima pagina, le celebrazioni dei trent"anni del fallimento del referendum sul divorzio. Gli altri quotidiani "laici" le sono andati dietro: il Corriere della sera (domenica 9) «In trent"anni 800mila divorzi»; «I trent"anni del divorzio fra amarcord e sfida», Il Messaggero (lunedì 10), che illustra anche i vantaggi del nuovo istituto: «Due milioni e mezzo di divorziati, per loro più cultura e tempo libero» (martedì 11). Poi è La Repubblica che si accoda: il «divorziato made in Italy» è «colto e benestante» (martedì 11); l"Unità: «La grande battaglia che cambiò l"Italia»; Libero (mercoledì 12): «La vera lezione del divorzio per questa Italia». Il senso, però, di queste celebrazioni lo dà l"Unità con un titolo: «Storia di una vittoria - Dopo si aprì una grande stagione per i diritti civili», cioè divorzio, aborto e legalizzazione da tempo reclamata delle droghe, dell"eutanasia, delle unioni dei gay: un lungo elenco di sconfitte di progetti di vita. Sarà anche stata, quella, una «vittoria», ma lo Stato "laico" come lo vogliono i laicisti è costruito sui fallimenti.
DARWINEIDEUn titolo dell"Unità (venerdì 14), pagina "La salute": «L"inquinamento che modifica i figli - Uno studio sui topi mostra che i gas di scarico causano mutazioni genetiche in grado di passare alla prole». Un""evoluzione" che forse piacerebbe a Darwin.
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