sabato 30 gennaio 2016
Andare in bicicletta o studiare, in certi Paesi, per le donne può essere un problema. Le vecchie e care due ruote possono essere, così, un simbolo di libertà, progresso, ma non solo. La bici è il mezzo di trasporto «più ecologico», «sostenibile», ma anche «accessibile» e per questo «democratico», osserva Ermete Realacci. Un mezzo di trasporto abitale nei panorami urbani come nelle campagne sterminate dell'Asia, capace di giungere fino ai piedi del massiccio del Karakorum, in Afghanistan. Correre in bicicletta per delle giovani ragazze, nella terra dei taleban, è però una sfida a “tutto tondo”: una battaglia pure alla sharia che le relega in casa, che impone il velo integrale. Lanciata da “Caterpillar” di RaiRadio2, l'idea ha avuto successo: candidare al Nobel della pace 2016 la squadra femminile della Federazione ciclisti dell'Afghanistan. Ben 118 le firme di parlamentari sotto la candidatura presentata ieri al Comitato per il Nobel di Oslo. La bicicletta è «uno degli strumenti di cambiamento delle grandi città», ma anche «buona alleata per campagne di impegno civile», ha affermato Ermete Realacci, primo firmatario e presidente della Commissione Ambiente. Fra gli altri firmatari anche Paolo Gandolfi (Pd), Mirko Busto (M5s), Vincenzo Garofalo (Ap), Gabriella Giammanco (Fi) e Valentina Vezzali (Sc) e le vice-presidenti del Senato Valeria Fedeli e Linda Lanzillotta. Intanto, dopo aver pedalato da Milano a Oslo, la ciclista Paola Gianotti ha consegnato giovedì a Giorgio Novello, l'ambasciatore italiano a Oslo, le 10mila firme raccolte da “Caterpillar”. Tutti in bici per la pace.
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