venerdì 20 febbraio 2004
Nell'amore apriamo le braccia della nostra anima per abbracciare l'anima dell'amato" Dobbiamo sempre rinnovare la nostra gratitudine per il dono dell'unione con la persona amata, dobbiamo sempre ritornare a quel momento in cui la vera bellezza di questa persona mi si è rivelata. Solo dalla gratitudine può fiorire il vero amore. Una volta incontrai sul treno un signore che non conoscevo: aveva il posto davanti al mio e mi riconobbe, avendomi
letto e visto in televisione. Con discrezione e brevemente mi parlò della sua vita e mi disse una cosa a prima vista semplice eppure grande: «Io ogni giorno ringrazio Dio per il dono più bello che mi ha fatto, quello di avermi fatto incontrare e amare mia moglie». Mi ritorna alla memoria quell'incontro, mentre leggo il saggio Essenza dell'amore nella bella edizione, col testo tedesco a fronte, di Bompiani. A scriverlo è stato il filosofo Dietrich von Hildebrand, nato a Firenze nel 1889, convertitosi al cattolicesimo a Monaco nel 1934 con la moglie Margarethe, riparato negli Stati Uniti per la sua opposizione al nazismo e là morto nel 1977. L'amore per Dio e per il prossimo è visto come dono, massima fonte di felicità, ma anche come impegno serio e affascinante. E' un allargare le braccia per accogliere l'anima dell'altra persona, in una reciprocità come quella dichiarata dalla donna del Cantico dei cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua" Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2, 16; 6, 3). Ma soprattutto vorrei sottolineare quel tema della gratitudine: se avete avuto la fortuna di incontrare una persona che vi ama e che amate, ditele senza pudori il vostro grazie. L'amore, infatti, è il dono più alto, dal valore inestimabile.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: