mercoledì 16 giugno 2010
Lo psicologo Paolo Legrenzi ha scritto un libretto dal titolo accattivante: Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze (Il Mulino, pp. 148, euro 10). Il testo, tuttavia, non è all'altezza del titolo. Legrenzi sembra voler polemizzare a distanza, sia pur civilmente, con Carlo M. Cipolla (1922- 2000), autore di quell'Allegro ma non troppo, apparso nel 1988 e più volte ristampato, un pamphlet ormai classi co nel quale sono enunciate le cinque leggi fondamentali della stupidità. Legrenzi accusa di staticità le categorie degli intelligenti, degli sprovveduti, dei banditi e degli stupidi, formulate da Cipolla, ma questa è solo la terza delle leggi cipolliane: dall'insieme della teoria di Allegro ma non troppo, e dai commenti dell'autore, si evince che uno non è stupido o intelligente o bandito o sprovveduto sempre e o psicologo Paolo Legrenzi ha scritto un libretto dal titolo accattivante: Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze (Il Mulino, pp. 148, euro 10). Il testo, tuttavia, non è all'altezza del titolo. Legrenzi sembra voler polemizzare a distanza, sia pur civilmente, con Carlo M. Cipolla (1922- 2000), autore di quell'Allegro ma non troppo, apparso nel 1988 e più volte ristampato, un pamphlet ormai classi- L in ogni caso, come ciascuno di noi può tranquillamente ammettere per esperienza. Il fatto è che di aver commesso una sciocchezza ci si accorge sempre «dopo», e l'analisi legrenziana che sembra avere uno scopo diagnostico preventivo, lascia il tempo che trova, oltretutto senza l'intelligente levità dell'umorismo cipolliano. Prendiamo il caso Clinton- Lewinsky che Legrenzi esamina in lungo e in largo. Innanzitutto, secondo le categorie cipolliane, quella volta il Presidente si comportò non tanto da stupido (come sostiene Legrenzi) quanto da sprovveduto, perché fece del male solo a sé stesso (Legrenzi non prende in considerazione le ripercussioni sulla consenziente Lewinsky). Ecco dove, secondo Legrenzi, Clinton avrebbe sbagliato: " «Stima errata del rischio, basata esclusivamente su quello che ci è successo in passato». Bella scoperta: se Clinton, o ciascuno di noi, sapesse valutare esattamente i rischi, nessuno commetterebbe sciocchezze. " «Pensiero "desiderante", e cioè la tendenza a scambiare quella che vorremmo fosse la realtà con quella che purtroppo è»: ma, appunto, che la realtà è diversa lo sappiamo sempre "dopo". " «Proiezione delle esperienze passate sul futuro»: è normale che sia così; se pensassimo che il futuro è sempre diverso o fortuito rispetto al passato, sarebbe preclusa ogni azione. " «Incapacità di cogliere il cambiamento di clima dell'opinione pubblica »: non tutti, purtroppo, abbiamo le possibilità di Berlusconi di commissionare specifici sondaggi. " «Sottovalutazione delle conseguenze dell'evoluzione degli strumenti tecnologici, e quindi della tracciabilità dei nostri discorsi e movimenti»: Legrenzi auspica forse una severissima legge anti-intercettazioni? " Infine, «eccessiva fiducia in sé stessi». Certo è difficile pensare che un presidente degli Stati Uniti diffidi sistematicamente di sé. Come si vede, si tratta di un'analisi a posteriori, e non è realistico che Clinton potesse tener presenti di questi elementi di valutazione al momento di un'avventuretta con una stagista (nessuna benevolenza da parte mia). In conclusione, Legrenzi sostiene che di fronte al pericolo di incorrere in una sciocchezza (ma si confonde la sciocchezza con la colpa morale) non resta che la strategia di Ulisse con le sirene: tappare paternalisticamente le orecchie dei marinai, e farsi legare all'albero della nave sperimentando il fascino delle sirene, ma evitando gli effetti negativi a lungo termine. Strategia inutile, perché non si può andare sempre in giro con le orecchie tappate, o legati all'albero della nave. Il problema resta decifrare preventivamente la pericolosità del canto delle sirene. Insomma, con facile parafrasi del titolo legrenziano, «non occorre essere stupidi per scrivere un libro inutile ».
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