martedì 17 aprile 2012
Luci… Ieri sul "Tempo" (p. 15) titolo lieto: «Torna a illuminarci "'la Resurrezione"»: Lidia Lombardi sul restauro del bronzo di Pericle Fazzini «nell'Aula Nervi, la scultura più vista del mondo» (cui la nostra Agorà ha dedicato la copertina venerdì scorso). Ricordo personale: tanti anni or sono, nello studio garage di via Margutta, lo scultore chino a modellare con le sue mani la creta che poi sarebbe stata bronzo prodigioso: mi pareva di avvertire quasi la presenza creatrice di Genesi 1. Sempre ieri ("Repubblica", pp. 1 e 28), un lampo nella bella intervista di Marco Ansaldo a monsignor Gaenswein che racconta Benedetto. Domanda: «Che cosa davvero gli sta a cuore?» Risposta: «La questione del rapporto tra fede e ragione (che) non sono in contrasto, ma in relazione…». Ma perché in tanti, troppi, non lo capiscono? Di che hanno paura? Forse di perdere ciò da cui si sono sempre sentiti difesi, l'idea che la ragione è solo loro, in fondo perché a tutti i costi vogliono fare a meno di Cristo, e quindi di Dio? Constatazione dolente di ogni giorno: ci si ostina ad accontentarsi di caricature ("Panzerkardinal", "Inquisitore restauratore") e a non vedere i fatti, suoi e dei suoi – il Cortile dei Gentili, oggi – ma anche le parole, sue e nette. Così per esempio spiace leggere ("La Stampa", 14/4, p. 56) da persona intelligente e stimata: «Questo Papa, in Dominus Jesus, afferma: "tutta la verità sta nella cattolicità"». Falso patente, anche se in buona fede. Si è letto, magari, ma cosa si è compreso? Ricordo ("Luce del mondo", Lev, 2010, p. 21) che parlando di confini della verità e appartenenza alla Chiesa "questo Papa" dice: «Molti che sembrano stare dentro, sono fuori; e molti, che sembrano stare fuori, sono dentro». Luci dunque: troppo spesso scambiate per nebbie.
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