venerdì 4 ottobre 2002
Il vino di Lunardi ? L"antidoto a quel tasso alcolico nel sangue che preoccupa non pochi autisti-consumatori? Si chiama Lambrusco, vino della pianura padana e in particolare dell"Emilia, che sta vivendo un momento di felice riscoperta.In provincia di Alessandria, addirittura, c"è un progetto per valorizzare la lambrusca, un vitigno molto usato nella composizione dei vigneti, in quanto conferiva elementi di briosità e colore che mancavano ai tradizionali piemontesi. Il Lambrusco, certo, ha vissuto una stagione votata principalmente alla quantità, appannaggio di enopoli e di grandi cantine, ma il percorso che è iniziato da 5 anni a questa parte parla di un ritorno al Lambrusco contadino, quello fatto fermentare in bottiglia, prima che arrivassero spumanti in ogni dove.E difatti proprio il Lambrusco, quello importante, dal colore rosso rubino vivo e molto concentrato (il grasparossa di Castelvetro, per intenderci)  sta prendendo piede anche come aperitivo. In alcuni ristoranti lo propongono con le calze di seta, o meglio i piedini di maiali detti anche batsoa, perché il grasso di questa prelibatezza dà al palato una sensazione vellutata. Ed il grasso è l"elemento che il Lambrusco riesce ad armonizzare in bocca, perché la sua spiccata acidità, unita all"elemento frizzante, aiuta a pulire la bocca e provoca una sensazione di armonia gustativa.Non c"è di meglio, in questa stagione di cassoeula, bagnacaoda o di gnocco fritto, che un bicchiere generoso di Lambrusco che sembra fatto apposta per disegnare il carattere gioioso della gente dell"Emilia. Accostato a un cotechino caldo, ad esempio, è da preferire il Lambrusco di Sorbara, che ha nella freschezza ed acidità il suo punto più caratteristico Sui suoi effetti salutistici, ma anche su quel paradosso emiliano che nei giorni scorsi è stato svelato a Castelvetro nel corso di un simpatico processo a questo vino, lasciamo la parola al professor Calabrese. Intanto, quelle bollicine rosa che profumano di viola, un certo effetto ce l"hanno: mettono allegria. E non è poco.
Paolo Massobrio
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