venerdì 28 agosto 2009
Tutti la vogliono: laicità come "Barbiere di Siviglia". "Chi dice che le leggi dello Stato le decide la Chiesa e non il Parlamento per me è un clericale". Così, ieri, alla lettera, detta sul serio e presa sul serio, su tutti i giornali. D'accordo, ma con una domanda: chi è che oggi pensa e dice davvero che le leggi dello Stato le decide la Chiesa? Si attenderebbe risposta, se non dall'autore della frase, da chi ne sappia interpretare il pensiero evolutivo. Sbalorditivo ieri, però, anche l'annuncio sul "Corsera" (p. 5): «Calderoli, premio Giovanni Paolo II: ha promosso i valori cattolici». Sarà difetto d'informazione, ma finora le basi della notizia sembrano tratte dal bollettino meteo: «non pervenute». Anzi, sulla zona gira qualche avviso di burrasca: «La Padania è il nostro Vangelo» ("La Stampa", p. 4), e in un servizio «nel cuore cattolico del leghismo». Un cuore in fibrillazione evidente. Tutti discutono di laicità, dunque, e sul "Messaggero", da autorità politica, leggi che «è giusto voler andare oltre l'idea di laicità dei Patti lateranensi». Beh! Dopo 80 anni si capisce. Per molti " pensa Malpelo " questo è un tema decisivo. E perciò non si capisce, nel contesto delle guerre dialettiche combattute da anni sui molti giornali del Pd e della sinistra, che alla "Festa democratica" de "L'Unità" a Genova, "Dove l'Italia si ritrova", il tema «laicità» sia confinato in un angoletto, lunedì prossimo e, programma ufficiale, affidato a Vittoria Franco, Enzo Carra e Ivan Scalfarotto. Possibile che sul tema i candidati alla Segreteria non abbiano qualcosa di importante da comunicare? A chi fa paura?
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