sabato 4 ottobre 2008
Su "Europa" (1/10, p. 6) affiora un titolo che pare "miele": "La laicità come metodo"". Fabrizia Bagozzi racconta il «convegno dei rutelliani» con «tanti big Pd e diversi centristi e pidiellini». Dunque trovi condivisa l'idea che la laicità non è un contenuto come tale, ma un modo di pensare e proporre alla libertà altrui i diversi contenuti, e che «Stato laico» non è quello le cui leggi dicono sempre il contrario della religione, ma quello in cui al pluralismo etico, vissuto nella libertà della coscienza di ciascuno, credente o no che sia, si accompagna una legislazione, valida per tutti, che nasce dal dialogo e dal confronto tra tutti, in Parlamento o tra i cittadini elettori. È decisiva, nel merito, la distinzione tra morale e diritto. Non capire questo, porta solo allo scontro di principi, un conflitto senza fine perché senza mediazione. Bella conquista dunque per "Europa" e per i "Dem"! Con un "ma"" Stesso articolo, subito dopo riferisce in sintesi un dialogo che in altra sede ha volato alto " D'Alema e Tremonti con il cardinale Bertone " e pare chiaro che il cardinale Bertone ha sostenuto proprio l'idea di "laicità" come metodo, ma D'Alema ha sostenuto che l'idea che «lo Stato dev'essere laico» comporta che «le leggi non possono essere conformate alla convinzione di una parte soltanto». Se la cosa vuol dire che mai le leggi di uno Stato laico possono andare d'accordo con i principi religiosi " neppure se la maggioranza dei parlamentari e dei cittadini lo volessero " siamo di nuovo in alto mare e la laicità, da metodo, torna ad essere contenuto pregiudiziale. E buonanotte a tutti!
Se ne riparla"
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