Gli alberi con le luci accese resteranno ancora per qualche giorno a illuminare le nostre strade, ma quest'anno mi sembrano meno allegri, meno trionfanti quasi chiedessero, invece di un tempo di festa, un momento di pace. E così mi viene in mente un Natale in un paese di montagna, lontano da tutto, silenzioso nella notte. Ricordo la neve che copriva i tetti delle case, molte abitate solo d'estate ed ora buie e senza voce. Ospite di una famiglia dove il padre era Medico Condotto, come si usava anni fa, desideravo essere utile e mi offrivo ad accompagnarlo nelle visite ai malati nella montagna. La neve aveva coperto le strade che non venivano ancora pulite perché si usavano solo d'estate per trascinare il legname fino in fondo alla valle. Quella sera qualcuno chiamò il dottore con urgenza ed io mi offrii ad accompagnarlo. L'unico mezzo per raggiungere la casa dove era richiesto l'aiuto del medico era una slitta di legno trascinata dal cavallo che dopo una mezz'ora, senza che il dottore avesse detto qualcosa si fermò in una piccola piazza dove una lampada nel mezzo era il solo punto di luce. Come d'accordo scesi e mi fermai in attesa che il dottore proseguisse per la sua visita. Alle spalle avevo una chiesa modesta, attorno alcune case con le persiane chiuse nel sonno della famiglia che avevano trascorso il Natale e sapevano che la festa domani sarebbe finita e che bisognava riprendere il lavoro. Ma il Comune per la prima volta aveva regalato ai suoi concittadini un piccolo albero di Natale perché illuminasse la piazza. Erano le due di notte e non c'era nessuno. Seduta sugli scalini della chiesa che erano stati puliti dalla neve guardavo il cielo scuro dove quei mondi che oggi richiamano tanto la nostra voglia di conquista, erano ancora visti come stelle di luce e di bellezza. Ecco, pensai, qui si può credere anche agli angeli che usano le ali come gli uccelli e la luce come il fascio dei raggi del tramonto e lasciarsi trasportare in una grotta sopra queste montagne dove, se avremo il coraggio e la forza di salire, sarà facile trovare quel Bambino che ci aspetta. E pensai: chi non crede come fa a sopportare le difficoltà della vita? «Tutti credono» mi sembrò rispondere con un soffio di vento l'albero di Natale: ognuno con la sua fede, con la sua storia, anche con la sofferenza di chi non sa dove cercare risposta. Sola in una piazza dove le case sembravano ombre incerte e il silenzio una realtà infinita mi sembrò più vero il mondo, più reale nel suo futuro, più sincero nelle sue promesse. Pareva che la voce dell'umanità intera cantasse a voce alta la gloria e la potenza della vita. Intanto ritornava il povero cavallo con il dottore stanco e una modesta stella di neve mi sembrò essere sul suo cappello.
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