sabato 19 luglio 2014
Èrosso! Gridò l'infermiera quando il mio bambino era finalmente riuscito ad appropriarsi della sua vita. Ha i capelli rossi? Chiesi meravigliata appena il dolore mi aveva lasciato. Sarà bello, ma capriccioso, intelligente e pieno di fantasia, disse l'altra infermeria. Sembravano le fate di quel libro di favole dove ognuna portava il proprio regalo davanti alla culla del nuovo arrivato: intelligenza, sensibilità, amore per la musica e per tutto ciò che fosse arte. Forse lasciarono cadere anche un piccolo fagottino nero, ma allora non l'avevo visto.Cresceva e sul viso, dove due occhi color miele guardavano meravigliati ciò che il mondo gli creava attorno, spuntarono le efelidi regalando quella espressione di curiosità che avrebbe portato con sé tutta la vita. I fratelli più grandi gli raccontarono che quei piccoli puntini che gli erano spuntati sul naso erano il segno che dopo qualche anno avrebbe cambiato sesso, sarebbe diventato una bambina! Imparò a difendersi da solo, a mettere un catenaccio alla porta della sua camera che veniva aperta dietro una parola d'ordine cambiata ogni giorno, salvo invitare i familiari ogni sabato ad entrare per un mercatino delle cose che aveva trovato aprendo i cassetti di casa.Gli anni di scuola presi con facilità e leggerezza come fossero cosa non sua lo accompagnarono al tempo della rivoluzione dei giovani quando professori impauriti, regalavano i migliori voti senza interrogazioni. Scelse la libertà invitando gli amici ad ambientare la sua casa dove le pareti dipinte si aprivano su laghi e montagne, foreste e tratti di mare, in modo che non comparisse più la chiusura di un muro tra sé e il mondo. Intanto imparava a scegliere letture ed amicizie molto spesso tra gente adulta che gli rese interessante la vita. Gli anni del lavoro quando scelse il restauro di opere d'arte come l'atrio del Maderno in S. Pietro, la Basilica di Assisi, l'interno dei palazzi romani sembrarono dare alla sua vita quella stabilità che non faceva parte naturale del suo essere.Lasciò crescere dentro di sé l'interesse alla solitudine di chi non trova come condividere l'ansia del proprio animo e le domande della vita. I suoi viaggi in tanti paesi gli fecero incontrare persone e cose inconsuete e il fagottino nero della sua prima fata si aprì velando di cenere i suoi giorni. Il figlio che aveva avuto tanti anni prima e tanto amato non lo voleva più incontrare e allora in una foresta del Congo, dove era andato a lavorare, riuscì con i pochi soldi che aveva a liberare dai guerriglieri nove bambini soldato, piangendo per non avere la possibilità di comperarne altri. Uno, gli restò nel cuore e cercò per lui di essere padre.Poi dividemmo assieme i suoi ultimi due anni mentre il virus che aveva contratto in Africa gli consumava i giorni. «Sorridi, mamma, usciamo andiamo a prendere un caffé». Ma sul suo tavolo c'era una foto di una strada di pietre che saliva tra rocce e cespugli e sotto vi aveva scritto: «Quando arriverai in fondo a questa strada voltati... vedrai tanti segni, sono per te solo, gli altri non li capiranno! La vita finisce, la strada resta qui»
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