martedì 9 giugno 2020
Qui sabato. «È salvo chi riconosce il vero Dio». Anche senza conoscerlo? La chiave è che proprio in quel verbo: ri–conoscere – Parola di Dio, Primo e Nuovo Testamento! – è diverso dal conoscere. La fede che si conosce e si professa credendo si esprime in concetti da accogliere, ma non dà salvezza: «Anche i demoni credono, hanno la fede, ma…» (Gc. 2, 19)! Nella sua essenza rivelata nella Parola di Dio scritta e poi donata nel Verbo fatto carne (Gv.1), fede salvifica è «riconoscere» Dio nel prossimo da amare nella concretezza. Ecco: salvifica è solo la «Fede che opera attraverso la carità» (Gal. 5, 6)! Per questo (Matteo 25) il Giudizio finale non è sul «conoscere» Dio, ma sul «ri–conoscere» Dio anche senza averlo potuto conoscere esplicitamente. E chi lo emette non è un dio qualsiasi, ma è Gesù che lo annuncia a nome del Padre Suo: «Venite, benedetti dal Padre mio!». Loro non lo avevano conosciuto, ma ri–conosciuto negli ultimi che avevano amato... Ecco perché, sempre sabato segnalavo la pagina di Luigino Bruni (qui, 24/5, p. 3): «L’altro nome della fede», che indica proprio la carità. Perfetto! Perciò l’unico Salvatore resta Gesù, e l’unica salvezza è nella Chiesa, ma questa – Corpo Mistico di Cristo – è tale ovunque opera la carità! Salvezza “di desiderio” la si potrà dire, se si vuole. E non è novità! Già la Mystici Corporis di Pio XII diceva che i veri confini della Chiesa non sono quelli visibili, e Benedetto XVI a proposito della Chiesa mistero di salvezza, ha scritto che «molti che paiono fuori sono dentro», e viceversa. (“Luce del mondo”, Lev, 2010, p. 21). È così: Dio, il Dio che è Gesù Cristo Salvatore vede nel cuore delle sue creature anche il desiderio. Perciò da sempre si parla di “Battesimo di desiderio”, “Comunione di desiderio” e l’Atto di dolore perfetto è anche “assoluzione di desiderio”. Ci sarà certo modo di riparlarne.
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