martedì 3 marzo 2020
Domenica: «La verità se possibile su Pio XII» ("Repubblica" 1/3, p.30) per Alberto Melloni. E così Giovanni Panettiere: «I silenzi di Pio XII alla prova d'archivio» ("Nazione", p. 23). Nel 1963, a quasi 20 anni dai fatti, un autore tedesco accusò Pio XII (poi, a sua volta, ritrovandosi accusato di essere stato strumento dei servizi segreti sovietici e della Ddr) sia di aver taciuto sulla Shoah sia di essere stato complice dei nazisti! Un turbinio addosso al Papa che invece già era stato riconosciuto, anche in Israele, difensore e salvatore di tantissimi ebrei, e che subito dopo la liberazione di Roma era stato ringraziato in piazza San Pietro da una folla grata in festa con molte kippà ebraiche e bandiere e fazzoletti "rossi" al collo. Ora la notizia: si aprono anche gli archivi e parleranno i documenti. Due osservazioni. La prima su quel secondo titolo dato per scontato: «I silenzi...». Si può ricordare che l'apostolato – cosa che vale anche per il ministero petrino – si fa con la vita, coi fatti, e «talvolta anche con le parole». I fatti furono tanti, e riconosciuti da tutti fino al 1963. La seconda circa un'affermazione di Melloni, pur in un contesto che riconosce il Papa innocente, sia «implicitamente» che «esplicitamente», dall'essere «fautore» o «spettatore indulgente» del razzismo nazista. Per Melloni nel momento della vittoria degli Alleati il Papa «non poteva che considerar(li) quattro nemici, essendo l'Urss comunista, la Francia laica, l'Inghilterra scismatica e gli Usa protestanti». E i fatti? Uno è certo: quando gli alleati entrarono a Roma liberandola e proseguirono verso il Nord le loro truppe passarono a piazza San Pietro in festa di popolo, e il Papa volle uscire e benedire. Benediceva "i nemici comunisti, laici, scismatici e protestanti"? La storia la fanno i fatti, spesso più importanti dei documenti.
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