mercoledì 29 agosto 2012
Non sono mai stato a Medjugorje. Del resto, neanche a Lourdes, e neppure a Fatima. Rispetto e da lontano venero luoghi e rivelazioni toccati dal divino, soprattutto quando la Chiesa ne ha verificato l'autenticità, ma non mi sono mai sentito di accertarmi di persona. Mi attengo a un criterio di san Josemaría Escrivá, nel punto 362 di Cammino: «Non ho bisogno di miracoli: per me sono più che sufficienti quelli della Scrittura. - Invece, ho bisogno del tuo compimento del dovere, della tua corrispondenza alla grazia».C'è poi un retropensiero "estetico" perché mi sembra che l'arte non sia stata generosa con l'iconografia di Lourdes, di Fatima, di Medjugorje. Una volta, però, Vittorio Messori mi ha messo spalle al muro dicendo: «Per voi snob, il Purgatorio e magari il Paradiso consisterà nel vedervi circondati di Madonnine di gesso, bianche e azzurre, e le troverete bellissime».Devo anche dire che con me lavora Riccardo Caniato che ha scritto e scrive molto su Medjugorje e su Civitavecchia: io lo prendo affettuosamente in giro tacciandolo di "apparizionista", ma sono ben felice di pubblicare i suoi documentatissimi libri.Questa premessa per spiegare una certa reticenza nel prendere in mano il nuovo libro di Rino Cammilleri, Medjugorje. Il cammino del cuore (Mondadori, pp. 248, euro 17,50). Ebbene, ho cominciato a leggerlo e me ne sono staccato dopo l'ultima pagina. Perché nella svelta e sapiente scrittura di Cammilleri non c'è niente di pietistico o di miracolistico, anche se ricapitola per filo e per segno i "miracoli" che avvengono a Medjugorje, e sono davvero molti e impressionanti: egli narra la sua esperienza di pellegrino di Medjugorje, dove è stato per due volte senza ricevere alcuna "grazia" speciale. La prima volta, nel 1990, è ritornato con il mal d'auto e con gli attacchi di panico con cui era partito; la seconda volta, vent'anni dopo, a Medjugorje gli hanno perfino rubato la macchina fotografica. Quindi, evangelicamente, «crede senza aver visto» e ha scritto un libro fervidamente "apologetico", con il rigore del giornalista serio e l'inoppugnabilità dei dati certi. Non scansa neppure una delle obiezioni che superficialmente vengono mosse a Medjugorje: l'eccezionale durata delle apparizioni (trent'anni!), la "normalità" dei sei veggenti, il piccolo inevitabile "commercio" fiorito in loco, le perplessità di due vescovi locali (ma la commissione nominata dal Papa è presieduta dal cardinale Ruini, indiscutibile garanzia). Cammilleri, che cita ampiamente i lavori di Caniato, ha anche la mano leggera sulle minacce apocalittiche agitate da certa bibliografica su Medjugorje, e mostra i collegamenti con precedenti apparizioni mariane, soprattutto quelle della Salette e di Fatima. Anche il capitolo sulla numerologia e su certe coincidenze di date, non fa concessioni esoteriche.Un giorno Riccardo mi ha portato a casa di Marija, la veggente che abita a Monza con il marito e i quattro figli, nell'ora della quotidiana apparizione. Una casa modesta e ben curata, una signora gentile e alla mano. Un giovane sacerdote salesiano ha celebrato la Messa sul tavolo del soggiorno, con le tovaglie liturgiche, le candele, i paramenti come prescritto, e prima aveva chiesto ai presenti (una dozzina di persone) se qualcuno desiderava confessarsi, e qualcuno infatti lo desiderava. Tutto si è svolto con normalità e compostezza e quando, dopo la Messa, Marija ha interrotto la recita dei Pater, Ave, Gloria per mettersi in ginocchio, l'abbiamo vista guardare intensamente in alto e muovere le labbra senza che potessimo udire le parole. Poi ci ha detto che la Madonna aveva pregato con noi e ci benediva. Ci ha distribuito dei coloratissimi rosari che le avevano regalato, scusandosi con un sorriso perché anche lei li trovava un po' pacchiani. La stessa "normalità", pur intrisa di mistero, ho ritrovato nel libro di Cammilleri. Insomma, una volta o l'altra mi deciderò ad andare a Medjugorje.
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