martedì 15 novembre 2016
«Ogni cosa che farai, falla come se qualcuno t'osservasse» (Seneca, Ep. 25, 5).
Candido lettore, immagina che un giorno possa esserci una città costituita in modo tale che per essa non sia più necessario alcun guardiano: se ciascun uomo, in qualunque modo esercitato nei tribunali (se mai l'ha fatto), possa diventare facilmente giudice d'ogni altro cittadino. Supponi inoltre che in tale città sia sancito che si rispetti il bene e la giustizia con lo stesso sistema, oppure che sia punito con una giusta pena ogni crimine nel momento che sia compiuto: sarà aperto infatti un tribunale pubblico, sui cui muri chiunque avrà sorpreso un altro ad agire in maniera non conforme ai costumi correnti possa scriverne il nome. Non ci sarà allora più bisogno di nessuna sentinella che vigili da sola e ispezioni, percorrendole, tutte le vie: ognuno sarà infatti, per così dire, custode e spia del proprio vicino. Inoltre quale sarà poi il lavoro per il littore, che esegua la pena, se insieme con questa scritta pubblica ne verrà contemporaneamente agli scellerati disonore e infamia? E se qualcuno crede che questa pena non sia tale da bastare per ogni genere di crimine, certamente gli sfugge che ogni credibilità, ogni benevolenza e infine ogni partecipazione alla società sarà completamente distrutta dal disonore pubblico. E, se non ci son queste cose, qual vincolo rimarrà, di grazia, a quell'uomo coi propri concittadini? Pertanto è necessario che costui o vada in esilio oppure conduca una vita assai miserabile. E poi, questa nuova e inaudita città non sentirà nemmeno il bisogno d'avere un giudice: senza dubbio la sola validissima bilancia di legge e di moralità sarà questa: che, qualunque cosa si faccia, essa concordi con la consuetudine popolare e sia approvata secondo l'arbitrio della stessa. Accadrà inoltre, in breve tempo, che ai cittadini sia lecito scrivere tanto cose negative a proposito degli altri, quanto cose positive su di sé, per proteggere la propria reputazione. Che anzi – possa io morire, se non conosco l'indole umana – ce ne saranno pochissimi che rifiuteranno di mettersi in mostra; dunque ciascuno farà tutte le proprie cose pubblicamente, pur di farsi conoscere e ottenere maggior plauso. «Evviva! – dice qualcuno che sarebbe pronto a comprare la pace pubblica a qualunque prezzo –. Così infatti tutti saranno frenati per timore dell'infamia e persino si presenteranno spontaneamente al processo pubblico!». Io invece, quando penso tra me e me ch'è possibile che queste cose avvengano (se già non accade qualcosa di simile), certamente mi domando con meraviglia se debba essere chiamata città oppure ovile, quella dove tutti gli uomini, in questa maniera, sono spinti alla stessa condotta.
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