martedì 5 agosto 2014
In nessun luogo mai più numerosi uomini erano morti quanti ne morirono ad Atene, dopo che i Lacedemoni avevano posto il campo per invadere e devastare la regione dell'Attica. I medici che erano sul posto e fecero ricorso a tutti i rimedi a loro noti per curare gli infermi in nessun modo potevano essere loro di aiuto, anzi essi stessi cadevano per il contagio non avendo alcuna esperienza di questo tipo di peste, e tra i primi morivano.Tutti i rimedi che erano in uso fin dai tempi antichi contro le malattie erano vani: consultare gli oracoli, raccogliersi ai templi in solenne processione, sacrificare ritualmente animali… Tutto ciò non era di alcuna utilità. Furono presi dal male prima di tutto gli abitanti che vivevano presso il porto del Pireo. E perciò si sospettava che i Lacedemoni avessero gettato veleni nei pozzi, perché non c'erano ancora fontane o acquedotti. Poi la rocca della città, che ancor oggi si chiama Acropoli, fu còlta dal male e il numero dei malati e dei morti fu tale da sembrare incredibile e tale da incutere terrore.I medici o anche i cittadini inesperti di medicina vi diranno quel che credono sull'origine di questa peste, io per mio conto mi limiterò a descrivere i sintomi del male, sintomi che, riscontrati nel corpo dei pazienti, precorrevano la peste, affinché se ancora in futuro la stessa malattia avrà aggredito i mortali, in Grecia o altrove, subito la gente lo riconosca. Lo posso fare perché anch'io ne fui colpito e caddi ammalato e vidi molti altri morire.In quei giorni qualunque male avesse aggredito la gente, subito si trasformava in peste. Altre volte la pestilenza colpiva gli uomini senza che alcun sintomo lo preavvertisse. Chi era ammalato si sentiva bruciare dentro e ciò che più desideravano era di immergere il corpo in acqua fredda. I corpi erano sparsi di bubboni e ulcere. Stessa sorte toccava sia a chi moriva in solitudine sia a coloro accanto ai quali sedevano medici, parenti, amici. Una disperazione profondissima era sintomo e forse causa della peste. Alcuni cercavano di portarsia vicenda consolazione e questo stesso diffondeva il male col contagio. Non ci sono parole che possano descrivere quanto avessero patito coloro che dalle campagne erano venuti in città per cremare sui roghi i propri morti.
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