martedì 4 aprile 2017
Nei giorni scorsi abbiamo visto in Italia città messe in sicurezza su ordine dei magistrati e un dispiegamento di forze pronte a reprimere la violenza, abbiamo anche visto le folle agitarsi nelle piazze: ora gridando a squarciagola, ora minacciando risse con la polizia, lamentavano le condizioni dello Stato. Molte sono infatti le cause per adirarsi contro i potenti, poche le vie per ottenere il loro ascolto... Se qualcuno osservasse questi fenomeni dall'esterno, se ne stupirebbe come di fronte alle avvisaglie d'un crollo: si è certo in presenza d'un pericolo imminente quando poliziotti armati avanzano non contro il nemico, ma verso i concittadini; e non è segnale più incoraggiante che alcuni pensino di non doversi più confrontare con la classe dirigente se non per prenderla a sassate e cacciarla. Non volendo con ciò in nessun modo diminuire le colpe dei potenti (del resto, anche se volessi, non potrei), mi sembra però che qualcosa di rovinoso s'annidi in questi tumulti ostinati che a tal punto sovvertono l'ordine delle cose da ostacolare anche i cittadini virtuosi, che ancora s'adoperano per il bene dello Stato, offrendo per di più ai disonesti l'occasione di rafforzare il potere autoritario, dietro il pretesto della sicurezza pubblica, indebolendo invece quello del popolo. Da qui ha origine un lassismo che induce i cittadini troppo cauti a sopportare il male anziché affrontare il pericolo alla ricerca del bene; i più insofferenti a fomentare l'aggressività e le teorie del complotto in base alle quali s'avventano contro lo Stato, così da credere che non bisogna migliorarlo ma solo sovvertirlo. Non si può immaginare nulla di più pericoloso di questa situazione: non è libero lo Stato che costringe i suoi cittadini a diventare servi o ribelli. Ma perché non sembri ch'io neghi ogni speranza, riporto non sopra, secondo l'uso, ma qui di seguito le parole di Tacito il cui consiglio forse tornerà utile in futuro: «Sappiano, coloro che ammirano l'illegalità, che anche sotto cattivi principi vi possono essere uomini grandi e che, con obbedienza ed equilibrio accompagnati da energica attività, si può toccare la fama per cui divennero celebri molti che, attraverso vie eroiche, cercarono una morte sensazionale ma senza vantaggio per la repubblica» (Tacito, Agricola, XLII).
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