martedì 31 gennaio 2017
«Ci sono parole e voci con le quali potresti lenire questo dolore» (Orazio, Epistole I, 1).
Recentemente abbiam trattato dell'educazione dei giovani, e abbiam detto che essa dev'essere promossa al meglio attraverso la letteratura. Ma ora, o lettore che ti degni di legger quel che scrivo, una volta recuperato il filo del discorso, ricomincerei dal punto in cui mi son fermato, non perché voglia, per così dire, somministrarti nuovamente una minestra riscaldata, ma piuttosto perché non sembri che abbiamo lasciato solo accennati quegli argomenti che invece sarebbe stato opportuno approfondire. Probabilmente ti stupirai del modo in cui i libri, che durante le lezioni scolastiche sono spesso trattati con tedio e tortura, trasmettano qualcosa di buono nell'animo dei giovani, che corrono, per istinto di natura, in ben altre direzioni. E non senza ragione, certo, se guardiamo le buone arti e le lettere solo superficialmente. Se invece, dopo aver tolto il velo, perscrutiamo il nucleo e lo illuminiamo bene, a tutti sarà evidente che quelle, senz'altro, sono il sano alimento dell'adolescenza. Ad esempio, il giovanetto che cerca il porto, per così dire, dell'amicizia, non dovrà forse ascoltare la voce di Cicerone, che ha distinto in maniera chiarissima l'amicizia vera da quella falsa? E bisogna consultare lo stesso scrittore, per ciò che concerne la depressione, alla quale quell'età è esposta più delle altre, e altri non meno autorevoli autori che affrontano l'argomento, ciascuno esprimendosi in base al proprio personale vissuto. E non sarà forse d'aiuto, per colui che si getta a capofitto nell'amore, aver letto Catullo? Certamente, non in modo tale che prenda stimoli da lui, ma perché capisca, basandosi sull'esperienza di quello, a cosa bisogna far attenzione in questo sentimento, se non vogliamo essere travolti dall'inquietudine bruciante delle passioni. Platone prima, poi Virgilio quando canta di Creusa o di Didone e molti altri mostreranno quel sentimento investigato non superficialmente, come spesso accade, ma illustrato interamente e a fondo. E se il giovane capirà meglio questi sentimenti, li guiderà, forse non con piena padronanza, ma sicuramente in maniera più facile di colui che ne è del tutto ignaro. Inoltre, chi meglio d'Orazio e d'Epicuro mostrerà le delizie della moderazione? Ma fin qui abbiam trattato della vita privata. Quando invece si tratta d'educare i giovani alla vita pubblica, quanto vasto e rilevante materiale troviamo presso gli autori; materiale che sembrerebbe addirittura riguardare le più recenti fra le questioni! Lo stesso Virgilio, infatti, ci ammonirà delle sofferenze dei profughi, gli storici invece, sia greci sia latini, oltre ad altre tematiche acutissime, ci mostreranno quanto facilmente la democrazia si trasformi in demagogia... «Ma la letteratura - dirai - è morta!». Questo però non è certamente un suo vizio, bensì nostro: è morto, infatti, tutto ciò che non è vivificato da un nuovo spirito.
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