martedì 24 gennaio 2017
«Al fanciullo si deve il massimo rispetto» (Giovenale, XIV, 47).
Età difficile e turbolenta, l'adolescenza: chi sin dalla nascita era rimasto legato ai genitori e vincolato alla loro opinione, come pago del suo recinto, superata la fanciullezza, temerario si plasma quasi una nuova ideologia, o curioso agita domande. Allora tutte le fiammelle che la natura aveva instillato nell'animo ardono e si propagano in un solo grande incendio e come un germoglio che, appena nato, deve rompere con gran forza il seme e la terra, così l'indole dell'adolescente non può crescere senza sforzo e un vigoroso impeto del cuore. Non è da escludere il rischio che l'animo, crescendo, travolto dai propri affetti, si ritorca su sé stesso e non fiorisca, proteso verso il sole, secondo la naturale dignità: infatti tutte le speranze, le passioni, le aspettative e specialmente gli affetti e le distrazioni, di cui prima conosceva solo le parvenze, bisogna che, malgrado l'inesperienza, li sperimenti e distingua, per assorbirne la parte migliore. E malgrado i sintomi evidenti di tale sconvolgimento, se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, spesso trascuriamo gli adolescenti e li lasciamo in balia di sé stessi, come se fossero in grado di uscire da soli da un labirinto così intricato. Crediamo anzi, o per tenerci lontani dall'impegno faticoso della loro educazione, o perché memori di come han fatto con noi, che si debba solo aspettare che l'età sbollisca. Ma i nostri giovani, per l'amor del cielo!, smaniano d'essere accesi e infiammati, come il virgulto che, da poco uscito dal seno della terra, è quanto mai assetato della luce che non aveva mai visto. Che se volessimo far la parte dei buoni contadini (per rimanere in tema), dobbiamo considerare di cosa si nutra quel germoglio, se quel che somministriamo ne conduca la natura a maggior splendore o se piuttosto non la impoverisca. Io, a giudicare dai risultati di quest'epoca, mi rammarico che i nostri campi pullulino di rovi e zizzania. Tuttavia ritengo ancor viva la speranza che i nostri giovani, per mezzo delle arti, delle lettere e di tutto ciò che per natura nutre l'animo e l'intelletto, risorgano da tanta deplorevole incuria. Noi però dobbiamo sforzarci di darne degno esempio ai giovani che lo desiderano.
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