giovedì 22 aprile 2021
Dura, durissima, implacabile è la legge della stampa, per cui quello che scrivi la sera prima può essere smentito nella notte e suonare ironico al mattino, con il giornale fresco di rotativa. Accade con la Superlega, che per un giorno sottrae al Covid le aperture sui quotidiani. E accade ad Andrea Agnelli, presidente della Juventus e numero due della Superlega stessa, intervistato da un quotidiano sportivo e da Maurizio Molinari sulla "Repubblica" (21/4). «Il progetto va avanti», e i club inglesi svaniscono come vampiri all'alba. «Tra i nostri club c'è un patto di sangue», appunto. «Il calcio non è più un gioco ma un comparto industriale e serve stabilità». Infatti in un gioco puoi anche perdere ma un'impresa (indebitatissima) non può permetterselo. Esemplare sulla "Stampa" (21/4), quotidiano di Torino, città della Juventus e della fu-Fiat, il commento di Marco Tardelli, dal titolo «Ma l'Avvocato direbbe di no»: «La lezione è chiara e semplice, il calcio non può essere solo business e i suoi tifosi (in rivolta in Inghilterra, ndr) non possono essere trattati soltanto da clienti silenziosi e remissivi», con accenno finale a «supermanager capaci solo di costruire montagne di debiti».
Eppure potevano indurre a riflessioni meno incaute le reazioni immediate sui quotidiani del 20 aprile. Facile profeta fu il tifoso Beppe Severgnini sul "Corriere" («I sette motivi e mezzo per dissentire»). Il sesto motivo è «i tifosi non lo accetteranno. Neppure quelli delle 12 squadre coinvolte». Saggio Karl Heinz Rummenigge intervistato da Paolo Tomaselli ("Corriere"): «Abbiamo esagerato con le spese, vanno ridotti i costi. È il momento di pensare a un calcio meno arrogante». Perfino la "Gazzetta dello sport": «Fermateli!». Il "Fatto": «Il calcio è cosa loro: arriva la Superlega dei super-indebitati». Cauto il "Sole", dove il succo sta nella parentesi: «La Superlega spacca il business del calcio (ma piace alle Borse)». Sintesi della "Gazzetta" (21/4): «Superflop!». Zero a uno, palla al centro.
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