sabato 17 marzo 2018
Pioveva senza un attimo di respiro e si era costretti a tenere aperta l'aria fredda perché i vetri della macchina non si appannassero. Così per 50 chilometri senza un attimo di tregua. Il professore alla guida cercava di raccontarmi la storia del paese dove andavo a incontrare i suoi alunni, per cercare di distrarmi dai lampi che accompagnarono senza sosta quel nostro viaggio. Cerreto Laziale, 590 m. sul livello del mare, circondata dai monti Ruffi, guarda la valle del torrente Govenzano. Si, rispondo io, ma da che parte è? «Gli abitanti – mi risponde il professore – dicono che è verso il sorgere del sole. Anticamente il territorio era rivestito da cerri, querce d'alto fusto e lo stemma del paese è ancora un cerro su tre monti. Purtroppo le guerre, il bisogno di legname e altro hanno nei secoli trascorsi distrutto la ricchezza di questi boschi». Mentre egli raccontava cercando di alzare la voce perché io non mi preoccupassi della fitta pioggia e del lontano brontolare dei tuoni, imparavo la storia antica di questa terra che nel 1051 risultava sottoposta all'Abazia di Subiaco.
La macchina intanto aveva lasciato l'autostrada e saliva una via di campagna dove la nebbia finalmente si era diradata. D'improvviso mi trovai davanti alla scuola dove mi aspettavo tre classi delle medie, tutti assieme in un'aula spaziosa dolcemente illuminata da pareti colorate. Alla fine dell'anno scolastico questi ragazzi dovranno dimostrare la conoscenza della storia del proprio paese nel '900, così lontano dalla loro vita. Cosa raccontare allora davanti a quegli occhi curiosi, a quelle menti che immaginavo incapaci di ascoltare con interesse parole di vita politica e di guerre passate? I loro insegnanti, Daniele, Adriano, Sabrina, Irene, Simonetta, Maria e Cinzia, in un cerchio dietro di me sembrava volessero suggerirmi parole semplici per una materia tanto difficile da spiegare ai loro ragazzi. Parlai allora di quel De Gasperi che aveva avuto la loro età, i loro sogni, la difficoltà di studiare e di affrontare una vita difficile. Passai a loro ciò che sapevo degli anni giovani di mio padre, poi il suo affrontare la vita da deputato per aiutare i suoi elettori trentini a ricercare la giustizia e la pace. La prima guerra, la vittoria italiana, il fascismo e la prigione. Tutto questo vissuto per sempre con dignità, senza mai perdere la fiducia nella libertà e nella certezza che il Signore aiuta i giusti. Gli ultimi dieci anni della sua fatica politica l'avrebbero letta sui loro libri di scuola, ma ciò che doveva restare nel loro pensiero era l'onestà e l'amore per tutti i popoli d'Europa che De Gasperi aveva sognato costruttori comuni di futuro di pace...
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