sabato 17 novembre 2012
Segno, un paese della Val di Non in Trentino. Oggi i famosi campi di mele sono spogli, ma quando si arriva in primavera un fiume di fiori bianchi pare ci trasporti fino al fondo della valle. Adesso, sotto una pioggia sottile ci appare, quasi a difesa del suo paese, un enorme cavallo in bronzo cavalcato da padre Chini. Eusebio Chini (o padre Kino) nato nel 1645 da una famiglia di nobili proprietari terrieri era entrato nel collegio dei gesuiti per i primi studi, terminati poi a Innsbruck. Il piccolo museo allestito nelle vicinanze della sua casa racconta la storia quasi incredibile di questo missionario chiamato l'uomo a cavallo. Esploratore, astronomo, cartografo, costruttore di missioni in tutto il Nordamerica aveva accompagnato le truppe spagnole alla conquista di quel mondo, offrendosi alla popolazione indio quale amico per il miglioramento della loro vita. Egli voleva che le varie missioni che andava costruendo in territori difficili e desertici fossero collegate ad attività economiche per rendere le popolazioni indipendenti. Riuscì nel suo progetto di farne agricoltori e allevatori di bestiame facendo arrivare dall'Europa grano e altre culture. Predicava il Vangelo dopo aver conquistato l'amicizia e la simpatia degli indiani rendendosi mediatore a loro favore e promuovendo il loro sviluppo umano, spirituale e morale. Anche vivendo sotto l'inevitabile autorità dell'impero coloniale spagnolo egli cercò sempre di moderarne le azioni più dure cercando di salvare, anche convertendo al cristianesimo le popolazioni locali, le forme di vita a loro congeniali: la salvezza delle anime doveva passare attraverso un benessere civile e materiale. Eusebio Chini visse per venticinque anni fra le popolazioni del Messico e della California, attraversando terre inospitali a piedi e a cavallo, senza conoscere riposo e vivendo nella povertà più assoluta. Dormiva, dicono i suoi contemporanei fra due pelli. La novità della sua missione fu l'aver compreso che non era possibile convertire al cristianesimo con forzature che riguardavano una cultura europea e il suo anticonformismo lo fece considerare un precursore dell'apostolato moderno. Incredibile anche la sua forza fisica che lo fece attraversare 14 volte lo stato dell'Arizona, 6 volte per raggiungere i fiumi Colorado e Gila, capace a 55 anni di passare mesi a piedi o a cavallo per visitare le sue missioni. I numeri che indicano i chilometri percorsi si vedono nelle cartine esposte nel piccolo museo e hanno sempre quattro cifre che paiono ai nostri occhi incredibili: era in grado di tenere una media di 40 chilometri al giorno per un intero mese! Interessanti sono le sue cronache, purtroppo quasi tutte in inglese o spagnolo. Per moltissimi anni non si parlò più di padre Kino, come lo chiamarono gli indio. Solo nel 1966 venne riscoperta la sua tomba e da allora sono intitolati a lui università, monumenti, piazze, strade e lo si trova celebrato tra i Grandi nel Campidoglio americano. Una grande storia di un uomo nato in un piccolo paese della mia terra.
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