martedì 31 luglio 2018
Semi e arbusti servono a Gesù anche per parlare di sé stesso. Per il primo caso ci dobbiamo riferire a Gv 12,24: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». L'immagine è usata da Gesù per parlare della sua "glorificazione", cioè del dono della sua vita, affinché, secondo la nota espressione di Sant'Ireneo «La gloria di Dio sia l'uomo vivente»; ovvero la morte e la risurrezione diventino moltiplicazione di vita. Rendere l'uomo pienamente vivo, partecipe della vita divina e non solo di quella biologica è lo scopo della missione di Gesù. Egli ha trovato nel seme di frumento materiale autobiografico. Se il chicco non muore nel solco rimane dimenticato in qualche angolo o fessura del granaio. Se non diventa semente ammuffisce e marcisce. Così anche chi pensa di salvare la sua vita nascondendosi in qualche fessura della parete o spaccatura del pavimento del silo non diventa spiga che porta altri chicchi. Alla vita bisogna dare la collocazione giusta. Gesù la impara dal chicco di grano. Dalla vite invece (15,1-11) il Maestro trae il materiale didattico per parlare della pienezza di comunione tra sé, il Padre e i discepoli. La stessa linfa, la medesima portata di vita, circola tra la vite e i tralci, tra Gesù e i discepoli, sotto la cura amorevole del Padre.
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