giovedì 20 marzo 2014
Può una stampante salvarti la vita? Sì, risponderà – appena si sarà ripreso a sufficienza – Garrett Peterson, un bambino americano che respira grazie a una trachea e due bronchi sintetici creati con una stampante 3D. Su misura per lui. Anzi, di più: dopo aver scandito le vie aeree del piccolo, i medici hanno inserito i dati nella stampante che, strato dopo strato, ha riprodotto perfettamente l'apparato di Garrett. Il materiale usato – spiegano gli esperti dell'università del Michigan dove è stata realizzata tutta la procedura – dovrebbe riassorbirsi in due o tre anni, il tempo necessario perché la trachea del piccolo torni normale e, quindi, efficiente. Garrett soffre di una grave forma di tracheobroncomalacia, una patologia che provoca l'ammorbidimento di trachea e bronchi e la riduzione di questi ultimi a due fessure minuscole e suscettibili di chiusura. Il bambino – che ha vissuto diciotto mesi della sua vita in ospedale – respirava grazie alla ventilazione meccanica. Ora non più. Merito dei progressi della scienza e della tecnologia ma merito anche del papà, gran lettore di quotidiani. Sfogliandoli, è incappato nella storia di un altro caso clinico simile a quello del suo bambino, curato in Michingan e risolto grazie alla stampa 3D e all'abilità dei chirurghi dell'ospedale universitario. Gli stessi che il 31 gennaio scorso hanno accompagnato Garrett in sala operatoria e portato a termine l'operazione con successo. Ma grazie – un pochino... – anche a un giornalista che ha dato una notizia ai suoi lettori. E al papà di Garrett.
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