sabato 6 giugno 2015
Correvano i bambini della quinta elementare giù per le scale vociando. Belli, colorati, rossi in viso per l'eccitazione: la scuola domani sarà finita, ma oggi è il giorno dei premi per le migliori poesie. Ci sono medaglie, nastri, coppe d'argento di fronte alle famiglie, gli invitati, le maestre, ma anche i «poeti» veri che hanno insegnato loro, durante l'anno scolastico, come guardare al mondo con uno spirito di poesia. E i bambini hanno rivelato una profondità di sentimento e attenzione alla vita, una musicalità delle parole inaspettati. Forse noi dalla platea avremmo immaginato versi ingenui, dove fosse premiato il sogno più che la realtà. Le loro maestre sapevano invece quanta parte del nostro mondo negativo vive accanto ai nostri figli, mentre noi che li abbiamo vicini spesso non conosciamo i loro pensieri. I bambini ascoltano la voce della natura che noi abbiamo dimenticato: «La pioggia cadeva – scrive Federica – scrosciando e bagnando la spiaggia. Si vedevano giocattoli abbandonati. Il mare diventò forte, sbuffava e sbatteva con forza sugli scogli. C'era silenzio. Il mare, il vento, la pioggia che mettevano inquietudine e guidavano tutta la scena». È un pensiero adulto di una bambina di dieci anni. Anche quando le poesie parlano del vento e del sole hanno una vena di sofferenza, quasi una paura di affrontare la vita lontano dal luogo protetto della scuola. Andrea ha ricevuto per questa poesia dal titolo «Il falco», la coppa d'argento: «Il grido stridulo di un falco pellegrino planava su di me. Nero, lucente, contro lo sfondo dei dirupi innevati delle montagne ghiacciate».Poesie che suggeriscono un esame al nostro modo di vivere. Cosa abbiamo dato a questi bambini che devono stare attenti quando vanno per strada, che non devono rispondere all'adulto che li avvicina, che vivono solitari davanti a una tv che spesso da rilievo a notizie negative. E allora cosa scrive Martina quando vede la pioggia che «riempie di nostalgia ogni cuore, anche il mio, e anima pensieri tristi, ricordi di attese deluse. Cade, non risparmia nessuno questa pioggia di sera che mi guida nel sonno». Ma c'è Leila con la medaglia d'oro guadagnata per i suoi piccoli versi di speranza: «Germogli nascono da questa terra, tutto racchiuso in uno spicchio di mondo». Sono le maestre che restano nel fondo della loro coscienza, quelle che oggi trattengono con difficoltà le lacrime di fronte al loro compito finito, ma che hanno seminato generosità, conoscenza, bellezza e amore, le vere madri dei nostri bambini.
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