domenica 16 febbraio 2020
Poveri calzini. Il pedalino bianco, ingrigito da troppi lavaggi orfani di candeggina, e il calzettone grigio, nero o blu in filo di Scozia. Entravano nella lavatrice tenendosi per mano, ma a volte ne uscivano solitari e spauriti, spaiati per sempre, perché è assodato, come hanno sancito "Cospirazioni extraterrestri" e "Nasa X-Files", che le lavatrici ospitano mini-portali verso altre dimensioni: la centrifuga genera singolarità quantiche dalle quali alcuni, fortunati calzini intraprendono avventurosi viaggi senza ritorno. Addio, calzini, addio.
Dopo anni in cui la moda sembrava aver catturato solo pochi, audaci giovanotti, quest'inverno i calzini sembrano scomparsi da tanti, tantissimi piedi, che scivolano dentro la scarpa senza alcun timore per il gelo che attanaglia le estremità. Ma le attanaglia davvero? Lo sguardo risale dai mocassini o dalle sneakers su lungo la caviglia livida, il calzone, la felpa fino al volto impassibile: non sembrano soffrire affatto, anzi. La brina impreziosisce le aiuole, il ghiaccio scricchiola sotto le suole, ma è come se cantassero i fiorellini e i gatti, anziché avvolti attorno alla stufa, se ne stessero sull'uscio a rosolarsi al sole.
Ma che cos'avranno mai fatto di male i calzini? O indossati a sproposito sul piede sandalato e magari fossero solo i tedeschi, o abbandonato nell'ultimo angolo in fondo del cassetto in basso. Ci sarà il fantasmino? No, non c'è neanche lui. O forse sì, qualche revisionista lo indossa senza però ingannare i duri fondamentalisti che hanno ripudiato il calzino e i suoi lacchè.
Soltanto una moda? Non è mai "soltanto" una moda. Le mode rivelano precisi modelli di pensiero. Basta interpretare il fenomeno. Che cos'è il calzino? È un mediatore tra il piede e la scarpa, un po' come un peacekeeper dell'Onu. Piede e scarpa sono destinati alla frizione come fazioni opposte. Il contatto diretto genera vesciche, geloni (la scarpa non scalda) e micosi, perché un piede produce fino a 0,30 litri di sudore al dì e senza il nobile calzino assorbente là, in quell'umidità benefica, spuntano felici i funghetti. La fine del calzino è il segnale inequivocabile della fine del pensiero moderato, a tutto vantaggio di fondamentalismi, radicalismi, populismi e sovranismi.
La moda coglie i cambi di paradigma e li rilancia, guadagnandoci sopra. Curioso, perché di primo acchito l'eliminazione di un capo di vestiario dovrebbe comportare un danno economico, a cominciare da chi i calzini li fabbrica e vende. In realtà il popolo del web, con i suoi siti a cui si accosta con devozione, rivela i segreti delle fashioniste e delle celebrities: per sostenere il piede surgelato, occorre coprire bene le cosce con "ciclisti" e collant tagliati appena sopra il ginocchio. Bisogna seguire il consiglio del "montanaro": se tenete le estremità al caldo (mani, piedi e testa), tutto il corpo sarà riscaldato. Ma appunto, con i piedi come la mettiamo? Chiediamo consiglio agli hobbit? L'industria cosmetica si frega le mani cosparse di prezioso balsamo e consiglia "una crema nutriente per mascherare le macchie violacee da ipotermia". Oh che soddisfazione crepare per ipotermia, ma con la pelle ben idratata. Un inuit consiglierebbe il grasso di foca, che però non è fashion.
Il calzino è morto con la morte del centro e l'affermazione del bipolarismo, piede o scarpa, senza mediazioni moderate: "La gamba nuda - proclama un altro sito - conferisce un'immagine moderna e fresca", anzi freschissima, gelata, surgelata. I nostalgici si riuniranno presto in club residuali, di nascosto, dove cercare di restituire, con un sospiro, un partner al proprio calzino spaiato.
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