domenica 20 novembre 2005
La scienza non è poi così scientifica come dicono certi suoi fedeli "laici(sti)". Dal suo mondo arrivano già quattro nuove teorie che smontano «il mito del Big bang» (Libero, mercoledì 16). Tuttavia il mondo darwinista continua a considerare l"evoluzionismo un dogma. Per esempio, sull"Espresso (in data 24), Eugenio Scalfari torna sul tema che il settimanale aveva sintetizzato con il titolo «Darwin non ha Dio» (vedi questa rubrica di domenica 6). Questa volta il titolo è «Ma se io sono Dio"» e Scalfari difende l"idea dell"homo bricoleur o bric-à-brac o, più nobilmente, autopoietico, vulgo fai-da-te, rilanciata dal fondamentalismo darwinista e dalla fecondazione artificiale con annessa clonazione. In breve (tralascio i sarcasmi): se «un Disegno divino guida l"evoluzione verso un fine», vuol dire che «l"Ente di tutti gli enti opera all"interno della creatura, non dall"esterno. Sta dentro a ciascuna delle creature. Indirizza le loro più intime fibre» e, «perciò, alla fine arriveremo nella vetta delle beatitudini, portati da quel divino che abbiamo in corpo». Ed ecco il colpo di coda: «Però, così argomentando, siamo passati dalla Trascendenza all"Immanenza ["] si apre un discorso pericoloso. Per la gerarchia soprattutto. Perché, se il divino è dentro di me, io posso vedermela direttamente con lui e del prete non ho nessun bisogno ["] io sono portatore di Dio, sono un pezzetto di Dio, infine sono Dio». Forse Scalfari lo crede proprio. Senza sapere, però, che dice qualche pezzetto di verità anche se della trascendenza e dell"immanenza ha un"idea topografica e localistica. E se, quando attribuisce a Darwin la dimostrazione che «la vita della specie è un continuo divenire, guidato dalla legge della selezione, cioè ["] dal caso», non si accorge che legge e caso proprio non vanno d"accordo.
IL «DIRITTO» DI MORIREIl laicissimo Umberto Veronesi ha scritto un libro («Il diritto di morire») a sostegno dell"eutanasia. La Repubblica (venerdì 18) l"ha annunciato in prima pagina e L"Espresso ne ha anticipato il capitolo, che colloca quello di morire tra «i diritti naturali e imprescrittibili». Neanche lui si accorge di inciampare in una contraddizione non componibile con la «laicità». Questa vuole che sia lo Stato la fonte del diritto: infatti nega (vedi leggi sull"aborto e sulla fecondazione artificiale) che quello a nascere sia un diritto «naturale e imprescrittibile» e il Professore lo esclude dal suo lungo elenco di tutto «il corpus fondamentale dei diritti individuali». Dimentica che, se il diritto è «naturale e imprescrittibile», è cosa logica che preesista all"uomo e diviene necessario chiedersi chi lo abbia istituito, non essendo possibile che sia frutto di qualche combinazione di geni o protoni: questo, almeno, Darwin non lo dice. Veronesi non spiega neppure perché, quando qualcuno esercita mediante suicidio il proprio diritto a morire, tutta la società si faccia in quattro per impedirglielo. E perché se, con l"eutanasia, «per l"uomo di fede nascerebbe il dubbio della frattura del patto con Dio», per il laico non possa esistere il dubbio di una analoga rottura con la natura. Ma chi è fortissimo in oncologia, può essere deboluccio in filosofia del diritto.
ABORTO UROLOGICOL"ipotesi di aprire i consultori ai volontari del Movimento per la vita (cosa possibile anche con la Legge 194) è un «atto gravissimo e inaudito» per la diessina Livia Turco, che si dice cattolica, «un rigurgito misantropo e oscurantista» per Marco Rizzo, presidente dei Comunisti italiani al Parlamento europeo mentre per un"operatrice di consultorio nelle Marche, «i consultori dovrebbero essere riqualificati tramite nuove figure professionali come l"andrologo e l"urologo» (l"Unità, domenica 13). Non sapevo che abortire fosse cosa di uomini e fosse simile a far pipì.
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