venerdì 28 maggio 2021
«Nell'Infinito è la siepe che esclude la visione di tanta parte dell'orizzonte. Per la concezione classica, essa rappresenta ciò che possiamo vedere e anche i limiti della nostra conoscenza che è imperfetta (…). La concezione quantistica, invece, riesce ad arrivare all'orizzonte stesso che, però, è un limite invalicabile e che racchiude tutto il visibile. È un confine naturale, inevitabile e insormontabile che nasconde tutto ciò che è al di là». Così Paolo Beltrame in una sua paziente introduzione ai concetti della fisica quantistica. Se è vero che «l'orizzonte può essere spostato, ampliato, esteso» resta inevitabile il limite della nostra conoscenza. Mi torna in mente un Corso sulla sapienza biblica che cominciò così: "principio della sapienza è il limite". Il professore citò il libro di Giobbe quando elogia la scienza e la tecnica con cui l'uomo riesce a spostare l'orizzonte: «L'uomo pone un termine alle tenebre e fruga fino all'estremo limite, fino alle rocce nel buio più fondo», ma infine, la domanda sempre e ancora irrisolta: «Ma la sapienza da dove si trae? E il luogo dell'intelligenza dov'è? È nascosta agli occhi di ogni vivente, è ignota agli uccelli del cielo».
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