sabato 13 febbraio 2010
Esce in questi giorni il volume (stampato da Pdf) Ai margini della guerra. Diario inedito del cardinale Celso Costantini. L'opera verrà presentata a Pordenone il 1° marzo. Gli anni trattati dal cardinale sono quelli che vanno dal 1938 al 1947, ma quello che ci interessa in questa nostra rubrica è il racconto giornaliero di piccoli avvenimenti, di cose di tutti i giorni, di opinioni della gente che incontra per la strada che vive la storia di un popolo e della guerra che lo ha travolto. Tutto visto attraverso la descrizione dei sentimenti e delle sofferenze, ma spesso anche con la lettura di quel fatalismo che Roma ha sempre espresso nelle situazioni difficili. Fatalismo che non le ha dato gloria di vittorie o di risoluzioni difficili, ma l'ha salvata quasi sempre dalla rovina. Il cardinale, dalla sua posizione di segretario di Propaganda Fide, ha la possibilità di conoscere una vasta gamma di persone del mondo politico e diplomatico per cui non tralascia anche il racconto di interessanti colloqui con vari ambasciatori che, uno dopo l'altro, finiscono con il rappresentare quasi tutti i popoli in guerra contro l'Italia, la Germania e il Giappone. Tuttavia questo vuole essere un racconto che accompagna giorno per giorno in modo particolare la vita di Roma, con la presenza del Vaticano che l'ha salvata dalle peggiori distruzioni della guerra. Non è quello che forse Celso Costantini voleva apparire, cioè solo uno spettatore che racconta una storia di verità, perché si lascia sfuggire una partecipazione a volte piena di speranza, molto più spesso piena di angoscia. Egli partecipa ad alleviare dolori, ad aprire strade possibili ai perseguitati, a soccorrere chi è trascinato dalla guerra nella disperazione. Tutto questo senza scegliere fra chi ha avuto dei torti o solo delle ragioni, ma guardando alla carità di Dio. Il cardinale, allora ancora monsignore e che aveva già avuto un'importante esperienza missionaria in Cina, ci accompagna, con le pennellate semplici e chiare di questo diario, giorno per giorno in quegli anni che vengono descritti nei nostri libri di scuola in poche righe, dimenticati nella loro coraggiosa resistenza alla barbarie nazista. Il lettore si trova preso per mano a rileggere la fine del fascismo e di Mussolini e la fede del popolo, che quando ha paura corre in piazza San Pietro a cercare protezione e fiducia. Poi le giornate terribili scatenate da quella dichiarazione di Badoglio " «La guerra continua» ", i carri armati tedeschi che ogni giorno si fanno più pesanti nelle vie di Roma, quando rincorrono i giovani di leva per portarli in Germania. Cose già note, ma lette nel loro svolgimento, ora per ora, hanno la chiarezza di un film che di nuovo si svolge sotto gli occhi di chi legge. Sullo sfondo la fame, la povertà, gli sfollati sotto la galleria del Quirinale dove i bambini in mezzo agli stracci chiedono la carità. Non manca un accenno agli orrori di Palazzo Braschi e la lunga attesa dell'esercito di liberazione che risale la Penisola, troppo lento, mentre bombarda ancora le nostre città. Grande parte hanno i discorsi e gli aiuti spirituali e materiali di Pio XII alla popolazione. Trovo anche una lettera di mio padre che ringrazia il cardinale «per le oblazioni in natura che Ella fa alle mie piccole». L'8 febbraio del 1944 il cardinale scrive nel suo diario: «Ieri sera verso le 17 è venuta da me la moglie dell'on. Alcide De Gasperi. Era affannata e mi disse: "Mio marito ha dovuto lasciare il Seminario Romano dove si trovava rifugiato con altre persone. Lei ha detto che sarebbe stato disposto ad aiutarlo in un momento di pericolo"». Risposi: "Sì". Ella riprese: "È nel bar qui abbasso. La preghiamo di riceverlo per questa notte e per qualche giorno, finché si possa provvedere". De Gasperi venne su, pallido, ma calmo». Vi restò quattro mesi, fino alla liberazione della città.
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