La ripresa va coltivata con cura
domenica 30 maggio 2010
Territorio e mercato, ma anche occupazione. Sembrano essere queste le parole d'ordine più frequenti che dovrebbero guidare la crescita " o la resistenza " dell'agricoltura e della produzione alimentare alle prese con una congiuntura che continua ad essere tutt'altro che facile. Certo, segnali di ripresa ve ne sono, ma occorre coltivarli per davvero come una piantina in vivaio. Intanto, c'è chi pensa ad orizzonti un po' più lungo termine, a quella nuova politica agricola comune (Pac) alla quale l'Unione europea sta ormai mettendo mano.
Riforma, dunque, della Pac come palestra per esercizi di rinnovamento. Un'impresa non facile, visto che gli ingredienti sono sempre quelli. Secondo la Coldiretti, che su questo argomento ha condotto un seminario a Bruxelles coinvolgendo ministri e Commissione Ue, l'agricoltura europea deve essere posta sotto alta sorveglianza per prevenire «le speculazioni che sono in agguato», ma serve una riforma che dovrà riconoscere le specificità regionali, dove l'agricoltore potrebbe farsi carico della vendita dei propri prodotti e dove la competitività non sia solo riferita al mercato mondiale ma alla capacità di tutte le aziende " grandi e piccole " di rispondere alla domanda dei consumatori europei. Insomma, il futuro che attenderebbe l'agricoltura sarebbe fatto di locale e globale, di territorio e commodities, di grande e piccolo che, occorre dirlo subito, non a tutti piace. Dietro, ovviamente, ci sono i soldi. Non tanto quelli che gli agricoltori potrebbero guadagnare, ma quelli che l'Ue potrebbe dedicare al comparto. Sempre secondo l'organizzazione agricola, però, «non ci sono motivi per pensare ad una riduzione del bilancio agricolo». Un'affermazione che speriamo venga confermata dai fatti, soprattutto tenendo conto degli sviluppi verso cui le economie mondiale ed europea stanno andando. Di certo le emergenze agricole rimangono molte. Non si tratta solo di rimanere competitivi sui mercati, ma anche di "combattere" con problemi come la difesa della qualità raggiunta, le difficoltà determinate dai falsi agroalimentari e il rinnovo generazionale del settore.
Proprio dal punto di vista generazionale, molto è ancora da fare. Secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che è stata sentita dalla Commissione Agricoltura del Senato, in Italia il ricambio generazionale in agricoltura resta ai livelli più bassi d'Europa. I conduttori agricoli sotto i 40 anni sono pari al 6,9%, in calo da dieci anni; di contro quelli con età superiore a 65 anni sono oltre il 44%. Attrattività e sostenibilità del lavoro in agricoltura, sono quindi tutt'altro che problemi risolti. Anche se il comparto rimane una delle fonti di occupazione importanti dell'economia nazionale. Per questo, è da accogliere positivamente la firma del nuovo contratto collettivo nazionale per gli operai agricoli, chiuso addirittura in anticipo rispetto alle previsioni: senza particolari clamori, oltre un milione di lavoratori vive dall'attività dei campi.
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