mercoledì 4 luglio 2018
La dimensione temporale del “principio” viene del tutto sfondata dal quarto vangelo. Le sue parole iniziali che rimandano ad un 'arche portano decisamente oltre l'alternanza tra luce e tenebre, giorno e notte. Se da una parte questo termine potrebbe essere una traduzione molto calzante in lingua greca, come di fatto lo è, dell'esordio ebraico della Sacra Scrittura, dall'altra parte va ricordato che la parola in questione indica anche il “principio” come norma fondamentale, necessario criterio di orientamento, pensiero generatore. Giustamente il vocabolo viene impiegato per parlare, per esempio, di “principi giuridici” o nella famosa espressione “è una questione di principio”. La dimensione originaria in cui Giovanni ci vuole portare non è dunque temporale, ma relazionale. “Fondamento”, perché anche questo è uno dei significati di 'arche, di ciò che esiste è la relazione tra Dio e il Verbo. Il mondo non proviene da un pensiero solitario, anche se magnifico. Il cosmo è generato dallo sguardo: quello di Dio al Verbo e quello del Verbo orientato verso Dio. La comunione è dunque intrinseca al creato come lo è al mistero trinitario. Senza questo “principio” il mondo non inizia e non vive. L'acutissimo sguardo d'aquila di Giovanni ha penetrato questa regola primordiale che neanche ai nostri occhi deve sfuggire.
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