giovedì 28 settembre 2017
Da parecchi anni, l'attenzione mediatica alla giustizia italiana sembra circoscritta, per lo più, a episodi e vicende di cattivo funzionamento: la locuzione "malagiustizia" è divenuta d'uso comune, un po' come, soprattutto in passato, era accaduto per la cosiddetta "malasanità". In campo sanitario, ciò ha provocato la sottovalutazione dei pregi complessivi del nostro sistema di tutela della salute e la difficoltà di distinguere tra le disfunzioni imputabili alle regole di organizzazione e quelle imputabili alla violazione di queste ultime. Nel campo della giustizia, una tale situazione comporta conseguenze negative ancor maggiori: pur non potendosi stabilire direttamente relazioni di causa-effetto, sembra difficile negare che l'alimentazione di un clima di sfiducia, se non di vero e proprio odio, nei confronti della giustizia e di chi la amministra possa avere a che fare con episodi gravissimi che hanno visto singoli magistrati vittime di violenze e aggressioni.
Diventa allora indispensabile, accanto alla doverosa e corretta informazione sulle disfunzioni del pianeta giustizia, l'attenzione a quanto viene fatto nella direzione di una giustizia buona ed efficiente. In proposito, mi sembra utile segnalare questa settimana quanto sta muovendosi in tema di nomina, da parte di giudici e pubblici ministeri, di periti e consulenti tecnici, con particolare riferimento al delicato settore dei procedimenti che hanno ad oggetto la responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie. Il legislatore (art. 15 della legge 24/2017) è intervenuto prevedendo per tali procedimenti la nomina di un collegio composto da un medico legale e da uno o più specialisti della disciplina, forniti di specifica e pratica conoscenza di quanto oggetto del procedimento, nonché l'aggiornamento dei relativi albi di consulenti e periti. Dal canto suo, il Csm ha avviato una interlocuzione con le rappresentanze istituzionali nazionali di medici e avvocati allo scopo di definire in tempi brevi un protocollo d'intesa che contenga linee guida per la revisione uniforme e sollecita degli albi, nonché criteri e modalità per assicurare che gli iscritti a essi abbiano, oltre alle specializzazioni previste, quella «specifica e pratica conoscenza» che la nuova legge esige, così da pervenire a un vero e proprio fascicolo informatizzato del perito o consulente, facilmente conoscibile da parte dell'autorità giudiziaria cui spetta la nomina.
Il legislatore potrebbe ancora perfezionare la normativa vigente, sia nel senso di uniformare processo civile e penale, sia nel senso di rivedere i parametri, inevitabilmente invecchiati, per la liquidazione dei compensi spettanti a periti e consulenti. Nell'attesa, il lavoro che sta svolgendo il Csm è di indubbia utilità, anche quale base per la sua estensione ad altri settori oltre a quello della responsabilità sanitaria: un perito esperto è la premessa per una buona decisione del giudice.
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