martedì 10 agosto 2004
Dio sorride se apri una porta. È triste se alzi un muro. Se chiudi la mano, il mondo ti resterà chiuso come un pugno. Se vuoi che il mondo si apra a te, apri prima la tua mano. È un sacerdote di Oria (Brindisi) ad avermi inviato - in una lunga lista di citazioni - questi due pensieri, paralleli tra loro anche se provenienti da mondi spirituali lontani tra loro. La prima frase è un proverbio cinese ed è un monito non solo per chi erige muri materiali tra i popoli, anziché gettare ponti o aprire porte ma anche per ciascuno di noi che spesso preferiamo isolarci nei nostri spazi protetti, temendo tutto ciò che sta fuori o tenendolo a debita distanza. È significativo che, pur con tutte le ragioni comprensibili, le nostre siano oggi porte blindate, simili a muri invalicabili. Aprire vere soglie, attraverso le quali sia possibile l'incontro, significa
- come suggerisce con l'altra frase lo scrittore e testimone di pace G. Lanza del Vasto - stendere la mano verso l'altro, per scoprire che il suo volto è come il tuo e spera in una carezza. C'è nella Bibbia un appello molto intenso: «Se vi sarà qualche tuo fratello bisognoso in mezzo a te o in una delle città del tuo paese, non indurire il tuo cuore e non chiudere la tua mano davanti al tuo fratello bisognoso» (Deuteronomio 15, 7). È l'immagine stessa di Lorenzo, il santo che oggi ricordiamo, che dona ai poveri i beni della Chiesa, nella certezza che è solo per questa via che il mondo si dischiude davanti a noi e diventa possibile una società veramente umana, un mondo aperto e spiritualmente "respirabile".
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