domenica 3 agosto 2014
«L'acqua è insegnata dalla sete». Emily Dickinson, una delle voci più alte della poesia americana, è autrice di versi sapienziali, concentratissimi, di incisività a tratti raggelante. Poiché fissano e rappresentano il mondo, con forza visionaria, dal punto di vista del vuoto. A cui corrisponde poi il pieno, che però si manifesta in un secondo tempo, come conseguenza. Ogni poeta conosce la pienezza e il vuoto. Alcuni, come Whitman, presi dall'ebbrezza della natura, dalla vitalità rigogliosa del mondo, ne celebrano in primo luogo la pienezza divina, che non nega, anzi accentua il senso di finitudine dell'uomo. Altri, come Leopardi, vedono il vuoto, ma sentono in questo vuoto la domanda, la richiesta di qualcosa che lo colmi. In Leopardi la domanda rimane, stoicamente, disperatamente tale, in Emily Dickinson si tramuta in speranza, e rapidamentein fede, una fede che nasce dal negativo.Solo grazie alla sete possiamo conoscere e apprezzare l'acqua. Solo traversando gli oceani scopriamo l'importanza della terra. Solo l' esperienza del dolore consente la conoscenza della gioia; il bene della pace scaturisce dalla crudeltà delle guerre. Una poesia che partendo dal nulla lo tramuta, fissando il vuoto lo riempie. Troviamo la vita quando sembra sfuggirci, o mancarci.
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