sabato 8 maggio 2004
Il sacerdote accolse Maria e, baciatala, la benedisse esclamando: «Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni». La pose poi sul terzo gradino dell'altare ed ella danzò coi suoi piedini e tutta la casa di Israele prese a volerle bene. Maria cresceva nel tempio come una colomba e riceveva il vitto per mano di un angelo.
Nel mese dedicato alla madre di Gesù abbiamo voluto disegnare un suo ritratto tutto particolare. A offrircelo è uno dei più antichi testi apocrifi (ossia non "canonici") cristiani, il Protovangelo di Giacomo del II sec., testo a cui dobbiamo anche i nomi dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna, ignoti ai Vangeli canonici. Ad essi è ignoto anche questo episodio della presentazione al tempio della piccola Maria. Vorrei rimarcare l'accento posto dall'antico autore sulla bellezza e sulla simpatia di questa ragazzina: danza davanti a Dio coi suoi piedini, semplice e delicata come una colomba, e «tutta la casa di Israele prese a volerle bene». Spesso ci si lamenta - e anche a ragione - di qualche eccesso sentimentale nella devozione mariana: sappiamo, infatti, che costitutiva della sua figura dovrebbe invece essere la maternità divina e quindi il suo legame col Cristo. Tuttavia è bello che Maria abbia trascinato con sé un tocco di freschezza nella spiritualità, abbia esaltato la femminilità e la tenerezza, una presenza preziosa e significativa nella "serietà" del mistero cristiano. Un altro apocrifo, la Storia di Giuseppe il falegname, metteva in bocca allo sposo di Maria queste parole: «Ho amato Maria in modo unico, con l'intensità della mia volontà, la benedizione del Padre e il consiglio dello Spirito Santo!».
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