sabato 24 settembre 2016
Si chiamava Giovanni Pirelli, scrittore, pecora nera della famiglia dei noti industriali. Eravamo nel capannone di via Colletta, dove Dario Fo faceva i suoi spettacoli. Si veniva perquisiti all'ingresso, perché tirava davvero una brutta aria. Una fabbrica era stata occupata dai suoi dipendenti e alcuni operai raccoglievano qualche soldo per solidarietà. Dario Fo, alla sua ouverture politica, catturava già una parte di noi giovani. Credo fosse quello il periodo del suo mai più uguagliato Mistero Buffo. Aveva a che fare più con i questori che non con il Nobel di Stoccolma. A fine spettacolo organizzarono una presenza presso quegli scioperanti. Ricordo che intervenne Giovanni Pirelli. Disse, ho ben in mente, che i ricchi possono dare anche del denaro, ma quasi mai la loro presenza fisica. Era il concetto di testimonianza, ben altro dalla partecipazione da lontano. Erano questi i modi che nella mia casa, di un ceto completamente diverso dal suo, avevo visto praticare senza enunciati. Passò qualche tempo, solo delle settimane e, ad un giornale radio, sento che quell'uomo è stato coinvolto in un incidente stradale all'interno di una galleria, era bruciato vivo. Non l'ho sentito mai ricordare. Forse non piaceva ai poveri perché era stato ricco, né ai ricchi perché non era dalla parte loro.
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